Stimolo della vigilanza mentale

Stimolo della vigilanza mentale

Un soggetto in buona salute e in condizioni fisio-metaboliche ottimali avrà anche un’attività neuro-psichica adeguata alle sue esigenze di vita e di lavoro. Le linee guida presenti in questo paragrafo riguarderanno: a) individui che manifestino un calo rilevante della memoria e del grado di vigilanza mentale, dopo una diagnosi specialistica che escluda ogni rischio di qualsiasi tipo di demenza pre-senile e senile; b) soggetti che, per esigenze contingenti (studenti prima di esami impegnativi, intellettuali, ricercatori, etc.) abbiano bisogno di un potenziamento della loro attività psichica.

Un quadro completo delle analisi emato-chimiche sarà il presupposto indispensabile per programmare una nutrizione efficace. Anche in caso di esami nei limiti della norma, valori bassi del ferro e di alcuni elettroliti come sodio e fosforo, potrebbero essere responsabili di una ridotta efficienza neurologica. Si dovrà anche considerare la necessità di una quota equilibrata di colesterolo e di lipidi ad elevato valore biologico, oltre che di liquidi e di zuccheri. Infatti, il consumo del Sistema Nervoso in piena attività è pari al 20% dell’energia totale disponibile. Tale energia sarà fornita dagli zuccheri a lento e rapido assorbimento, trasformati poi in glucosio, “carburante” principale per i neuroni. A differenza di altri tessuti corporei, questo carburante non avrà bisogno del tasso d’insulina circolante nel sangue per essere utilizzato. Ne consegue che l’attività neurologica dipenderà dalla stabilità del glucosio ematico e sarà disturbata sia da condizioni d’iperglicemia patologica, come può accadere nei pazienti diabetici, sia da ipoglicemie prolungate, come nel digiuno o nei soggetti con tendenza all’iperinsulinismo.

Per esempio, in bambini in età scolare è frequente il rimprovero di essere distratti o assenti durante la lezione, quando invece la loro condizione dipende da uno stato d’ipoglicemia e dal conseguente torpore e calo della vigilanza mentale. Se l’equilibrio degli zuccheri è fondamentale, un loro eccesso nella composizione dei pasti si rivelerà controproducente ai fini dell’attività neuro-psichica, che sarà stimolata da una contemporanea e adeguata presenza di proteine. E’ questa una delle ragioni per le quali, nei soggetti che durante il pomeriggio abbiano la necessità di essere vigili e attivi, in Bioterapia Nutrizionale si consiglia una maggiore quota proteica nel pasto di mezzogiorno e una prevalenza di carboidrati a cena, quando di solito è più indicata una sedazione nervosa che faciliti il riposo notturno.

Per uno stimolo ottimale della vigilanza mentale, che sia efficace e senza rischi per la salute del soggetto, bisognerà:

1 – Bilanciare il carico zuccherino dei pasti, dopo aver valutato clinicamente l’efficienza dell’equilibro glicemico. Per esempio, a colazione saranno proposti caffè, tè, karkadè o acqua, limone e miele, associati a pane, olio e sale o prosciutto crudo o uovo strapazzato o burro e salmone o burro e bottarga. La colazione “dolce”, come cappuccino e brioches o fette biscottate con marmellata o miele sarà possibile solo se il soggetto riferirà che con tali soluzioni non ha mai avuto cali energetici e di efficienza psico-fisica a distanza dal pasto.

2 – Nei periodi in cui sia richiesta una maggiore attività intellettiva, si ridurranno le soluzioni nutrizionali dotate di una spiccata azione neuro-sedativa, evitando l’eccesso di alcuni derivati del latte come ricotta e formaggi molli, come tali o in associazione a carboidrati, proteine e verdure. Si eviteranno i vegetali appartenenti alla famiglia delle “Lattughe”, la valeriana, erbe aromatiche come la salvia, la frutta cotta e quella secca ricca di potassio, calcio e magnesio, come mandorle e pinoli. In generale, e nei limiti della tollerabilità individuale, si ridurrà la quota di carboidrati a vantaggio delle proteine, soprattutto di quelle dei prodotti ittici.

3 – Per uno stimolo neuro-psichico diretto, non si dovrà trascurare l’attività tiroidea. Fin dal periodo fetale, il ginecologo controlla i valori degli ormoni tiroidei della gestante per evitare il rischio, frequente in passato nelle zone lontane dal mare, del “Cretinismo endemico”, vale a dire di un deficit intellettivo del neonato. Un impiego di verdure e frutti ricchi di iodio e di pesci contenenti anche fosforo saranno decisivi per elevare il livello di vigilanza mentale, compatibilmente con la condizione di tollerabilità individuale del soggetto. Nel caso di deficit del patrimonio lipidico, si sceglieranno prodotti ittici contenenti acidi grassi e colesterolo, come crostacei, mitili, salmone, tonno e pesce spada. Dopo il pesce, la fonte nutrizionale più indicata sarà l’uovo, nella maggior parte delle sue modalità di utilizzo e, infine, alcune carni in grado di elevare il tono adrenergico dell’organismo, come l’abbacchio, il coniglio e tutte quelle che prevedano le cotture panate o fritte dorate.

4 – Bevande “nervine” come tè, caffè, Coca Cola e similari dovranno essere dosate con attenzione, poiché un loro abuso potrebbe provocare squilibri di difficile risoluzione.

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Gravidanza

Gravidanza

La gravidanza rappresenta una fase particolare della vita femminile, durante la quale avranno un ruolo fondamentale la vitalità e la perfetta condizione organica della donna. Tali fattori saranno determinanti per garantire l’impianto e lo sviluppo armonico dell’unità feto-placentare, la regolarità nelle tappe di formazione del prodotto del concepimento e poi la stessa salute del nascituro. Innumerevoli studiosi individuano nella corretta alimentazione uno dei fattori essenziali per facilitare la fecondazione, fornire i nutrienti necessari alle esigenze dei tre trimestri della gravidanza ed avviare la fase dell’allattamento nelle migliori condizioni possibili.

Qualora la gravidanza non avvenga in modo spontaneo e possa essere programmata, sarà utile uno stile alimentare che migliori eventuali disturbi della donna e, se presenti, ne risolva le carenze nutrizionali diagnosticate attraverso un quadro completo delle analisi ematochimiche.

Dal punto di vista bionutrizionale sarà necessario garantire un adeguato apporto di ferro, che tenderà fisiologicamente a diminuire durante la gestazione. Il ferro farmacologico, che il ginecologo sarà spesso costretto a prescrivere, potrà provocare vari disturbi gastro-intestinali e peggiorare la nausea nei primi mesi di gravidanza. Pertanto sarà determinante una alimentazione adeguata e, per ridurre la durata e la frequenza della eventuale terapia a base di ferro, si potrà ricorrere all’assunzione al mattino a digiuno della mela chiodata, rimedio popolare di antichissima origine, che tutt’ora si rivela molto efficace e privo di effetti collaterali. In sostanza, dopo aver lavato e disinfettato accuratamente un chiodo di ferro, lo si infiggerà tutto in una mela, lasciandolo a dimora per ventiquattro ore. L’acido malico della mela favorirà la liberazione graduale di una quantità di ferro altamente biodisponibile, che sarà assorbito dalla mucosa intestinale senza provocare alcun disturbo. Si potrà consumare la mela intera ma anche solo lo spicchio circostante il chiodo. Quest’ultimo sarà immediatamente infisso in una seconda mela per essere pronto al mattino successivo.

Una proibizione assoluta per tutto il periodo della gravidanza sarà riservata all’ananas, ai funghi e al prezzemolo. Con diversi meccanismi d’azione, questi tre alimenti sono dotati di uno spiccato potere emolizzante e fluidificante del sangue, effetto che potrebbe essere pericoloso in tutti i casi di minaccia di aborto o in previsione del sanguinamento durante il parto. L’ananas potrà peggiorare la nausea gravidica e sarà particolarmente aggressivo a carico delle mucose gastro-intestinali, mentre i funghi, oltre al citato potere emolizzante, saranno impegnativi per le funzioni epatica e renale.

Un problema controverso è quello della Toxoplasmosi e degli alimenti crudi, rispetto ai quali esistono notevoli discordanze di opinioni. Dovranno essere vietate in modo categorico le carni crude come il carpaccio e anche quelle poco cotte, mentre viene consigliato di lavare verdure e frutta cruda con soluzioni di bicarbonato o di ipoclorito di sodio. In Bioterapia Nutrizionale si consiglia di sfruttare il potere battericida naturale dell’acido citrico del limone, che sterilizza altrettanto efficacemente nella quantità del succo di un limone intero ogni mezzo litro di acqua. I vegetali si lasceranno in infusione per almeno cinque minuti e poi potranno essere sciacquati sotto acqua corrente, tenendo presente che la lieve acidità residua migliorerà la digeribilità gastrica e contrasterà la tendenza alla nausea gravidica.

Come segnalato da numerosi articoli reperibili a livello internazionale, in gravidanza si potranno utilizzare prodotti a base di carne stagionata per un minimo di due mesi. E’ consigliabile, tuttavia, proporre quelli che hanno una stagionatura dichiarata in etichetta superiore a dodici mesi, come diverse tipologie di prosciutto crudo, speck, bresaola o lonza. Infatti, il sale e la disidratazione prolungata inattivano tutte le oocisti eventualmente presenti nelle masse muscolari.

Con una certa frequenza la nausea gravidica può rappresentare un notevole disturbo per la gestante. Nella maggior parte dei casi la sua durata è limitata nel tempo, ma qualche volta si prolunga notevolmente. Non esistono regole generali valide in tutti i casi, ma bisognerà proporre varie soluzioni e scegliere quelle più efficaci: a) acqua in piccole quantità per volta e sempre con qualche goccia di limone, b) sorsetti di coca cola con spicchio di limone, c) crostini di pane tostato con gocce di aceto di vino bianco, magari integrate da un filo di olio extravergine d’oliva e un pizzico di sale marino; d) sott’aceti; e) patate lesse raffreddate o fette di pomodoro, con gli stessi condimenti dei crostini di pane; f) pane tostato o grissini con fettine di prosciutto crudo.

Infine, nei casi di rischio di gestosi gravidica, dal quarto mese di gravidanza bisognerà prestare estrema attenzione al carico glicemico complessivo degli alimenti, soprattutto nel pasto serale e proporre alimenti che facilitino la funzione renale.

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Attività sportiva (linee guida generali)

Attività sportiva

L’attenzione degli sportivi nei riguardi dell’alimentazione è solitamente maggiore rispetto alla media della popolazione, anche le informazioni sul corretto uso dei cibi sono spesso confuse, frammentarie e a volte poco adatte alle caratteristiche costituzionali specifiche del singolo soggetto, oltre che al tipo di sport praticato. Le linee guida contenute in questo paragrafo sono rivolte a sportivi non professionisti, per i quali si presume che non possano usufruire dei consigli di nutrizionisti esperti.

Indipendentemente da tipo di sport (ognuno dei quali richiederebbe indicazioni appropriate), la sollecitazione del sistema muscolo-scheletrico comporterà indubbiamente una serie di implicazioni riguardanti diverse funzioni organiche. Per esempio, essendo l’asse rene-cuore sottoposto a notevole stress funzionale, la presenza di sangue nelle urine dello sportivo viene considerata quasi normale, così come un modesto incremento della creatininemia, parametro importante per monitorare il grado di usura della funzione renale. Se si considera anche la tendenza a esagerare nell’assunzione di alimenti proteici che, notoriamente, affaticano il rene, si comprenderà come la tutela di quest’organo costituisca una delle priorità per la salute dello sportivo.

L’attività motoria richiederà necessariamente una fonte energetica adeguata, che sarà fornita dai carboidrati, a condizione di associarli in modo appropriato nella composizione dei pasti per non creare squilibri glicemici, che potrebbero predisporre al diabete in soggetti con una tendenza ereditaria per questa patologia. La classica distinzione fra zuccheri “semplici” a rapido assorbimento, e zuccheri “complessi” più lenti ma in grado di garantire energia per tempi prolungati, avrà un’importanza notevole nello sport. Infatti, prima di allenamenti di una certa durata o sport di resistenza (maratona, ciclismo, tennis, ecc.) sarà necessario programmare pasti ad elevato carico di zuccheri complessi, associati ad una quota proteica e a sali minerali, in particolare potassio e calcio. Ad esempio da una cena proposta la sera precedente un impegno sportivo potrebbe essere composta da 150 g di pasta fresca all’uovo condita con ragù di carne, associata al potassio di zucchine trifolate (cui si potranno aggiungere una manciata di pinoli o un trito di 2-3 noci o di 7-10 mandorle, per garantire un apporto di calcio, magnesio e acidi grassi) e ad una ulteriore quota proteica fornita da due uova strapazzate o al tegamino.

La necessità o il desiderio di accrescere o mantenere costante la massa muscolare è sovente causa di notevoli errori nutrizionali nella gestione della quota proteica alimentare da parte degli sportivi dilettanti, anche quando siano così accorti da non lasciarsi attrarre dall’impiego di integratori di vario tipo e di dubbia utilità. I principi bionutrizionali per non incorrere in disturbi organici secondari all’eccessivo carico proteico sono piuttosto semplici.

1 – Bisognerà differenziare la fonte proteica, alternando la carne con le uova, i formaggi, i legumi e il pesce. Negli individui che necessitino di una riduzione della massa grassa saranno impiegate con maggiore frequenza le uova, i prodotti ittici e le carni a minore contenuto lipidico, riducendo i formaggi, soprattutto in concomitanza del rischio di ipercolesterolemia e calcolosi biliare o renale.

2 – Si eviterà accuratamente un eccessivo carico proteico nello stesso pasto (soprattutto in quello serale), distribuendolo in quote frazionate nella colazione del mattino, nelle merende, a pranzo e a cena. Le proteine dovranno sempre essere associate a una giusta percentuale di carboidrati e a verdure o frutti ricchi di acqua di vegetazione: i primi forniranno energia all’epatocita, i secondi apporteranno liquidi necessari per tutte le attività biochimiche del fegato e per agevolare la funzione renale nell’eliminazione dei cataboliti.

3 – E’ fondamentale la qualità delle proteine, tanto che la biodisponibilità in aminoacidi e la tolleranza organica saranno massime per le proteine crude, minima per quelle sottoposte a cotture lunghe e prolungate. Un esempio di carni crude potrà essere quello del prosciutto crudo, della bresaola, dello speck, della lonza, del carpaccio. Saranno inoltre privilegiate le cotture rapide come la carne alla brace o alla piastra, quella scottata in padella, la fettina panata, le scaloppine etc. Le uova dovranno essere fresche e di provenienza biologica, i formaggi dovranno garantire una genuinità di produzione, al pari del pesce, che non dovrebbe derivare da allevamenti intensivi.

Durante l’attività sportiva sarà utile un’integrazione liquida, preferendo una soluzione di acqua con aggiunta di succo di limone o pompelmo, una modesta percentuale di zucchero o miele e un pizzico di sale marino, per avere un effetto reidratante e remineralizzante. Nelle fasi precedenti un allenamento o una gara, le soluzioni ottimali saranno fornite da pezzetti di cioccolato fondente, o di Parmigiano Reggiano o da frutta secca.

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Ciclo mestruale

Ciclo mestruale

A differenza della fisiologia ormonale maschile, quella femminile in età fertile comporta una raffinata interazione fra gli ormoni ipotalamici, ipofisari e ovarici, che interagiscono nell’arco dei ventotto giorni del ciclo mestruale. Di solito si distinguono due fasi: una “estrogenica”, sotto il controllo ipofisario dell’FSH e una successiva “progestinica”, sostenuta dall’LH, che si attiva con l’ovulazione e la formazione del corpo luteo. In effetti, sarebbe più corretto differenziare cinque fasi, con specifiche variazioni ormonali, ognuna delle quali comporterà una serie di cambiamenti ginecologici, ma anche di adattamenti psico-metabolici che molte donne conoscono per diretta esperienza. L’alimentazione avrà un ruolo fondamentale sia con scelte adeguate che agiscano in sinergia con i vari ormoni, di volta in volta dominanti, sia per evitare quegli errori nutrizionali che disturbino il susseguirsi delle varie fasi.

La valenza endocrina generale del cibo è ben conosciuta nella pratica clinica della Bioterapia Nutrizionale, ma diventa ancora più importante nelle donne in età fertile per le seguenti ragioni:

1 – Nei trattamenti di tutti i disturbi o patologie femminili, non si potrà ignorare l’alternanza ormonale nelle varie fasi del ciclo, tenendone conto con opportune associazioni nutrizionali.

2 – Agevolare la prima fase del ciclo, quella estrogenica, significherà creare i migliori presupposti per un’ovulazione efficiente e, se cercata, per la fecondazione. Accompagnare la fase progestinica con i cibi giusti mitigherà le frequenti variazioni del tono dell’umore che disturbano molte donne e creerà i migliori presupposti per una fase mestruale senza particolari fastidi.

3 – Una corretta nutrizione, adeguata alle varie tappe del ciclo mestruale, ma che tenga conto anche di altri fattori costituzionali, agirà in senso preventivo o di supporto ai farmaci prescritti per numerosi disturbi come la micropolicistosi ovarica, i cicli anovulatori, gli spotting, etc.

4 – La regolarità di tutto il periodo fertile della donna faciliterà il passaggio verso la menopausa, da vivere serenamente come una nuova fase della vita e non come perdita di femminilità.

Per tutte le ragioni in precedenza esposte, sarà indispensabile evidenziare le linee guida bionutrizionali per ogni fase.

Periodo mestruale

Convenzionalmente si fa iniziare il ciclo in coincidenza dell’arrivo del flusso ematico. In realtà, se non avverrà la fecondazione, già verso il 21-22° giorno si esaurirà gradualmente l’azione del progesterone e si ridurrà la secrezione dell’LH. Questo evento segnerà la fine del ciclo, con il corpo luteo in degenerazione e l’endometrio che si avvierà verso lo sfaldamento, per la sua espulsione finale al 28° giorno. Ma, mentre il “vecchio” muore, il “nuovo” avanza! Infatti, intorno al 25° giorno iniziano ad aumentare l’FSH e la produzione di estrogeni, per cui al momento della mestruazione il nuovo strato di endometrio sarà già in tumultuoso aumento numerico. Durante i giorni del flusso bisognerà prima di tutto evitare alimenti che influiscano sui processi emo-coagulatori. Saranno controindicati quelli che scoagulano troppo, come l’ananas, i funghi, il prezzemolo (solo se in eccesso), il melone e le fragole. Parimenti, bisognerà prestare attenzione a quelli coagulanti, come i formaggi, la vitamina C degli agrumi o dei kiwi e la vitamina K della zucca o della carota, ma solo se sono proposte fritte. Non sarà indicato il pesce, il cui contenuto in iodio e fosforo, stimolando la tiroide ed eccitando il sistema nervoso, potrebbe favorire gli spasmi e i crampi della muscolatura liscia viscerale. Saranno indicate le proteine della carne e dell’uovo, le verdure ricche di ferro e, nelle donne con sideremia bassa, si potrà prescrivere la mela chiodata, rimedio popolare di provata efficacia e senza effetti collaterali.

Periodo estrogenico pre-ovulatorio

Il “dominio” ormonale fino al 9-10° giorno del ciclo sarà quello degli estrogeni. Le cellule dell’endometrio, già aumentate numericamente, inizieranno a ingrossarsi anche di volume per predisporsi ad accogliere l’eventuale uovo fecondato. Nel frattempo il follicolo “arruolato” diventerà predominante e inizierà il suo sviluppo. Come la luna crescente, tutto questo periodo sarà all’insegna dell’anabolismo, che coinvolgerà tutte le funzioni vitali della donna, comprese quelle psico-comportamentali. L’organo maggiormente implicato sarà il fegato, che richiederà uno stimolo intenso e costante tramite alimenti ripassati, trifolati, in pastella, panati e fritti dorati, con una gradualità che sarà modulata in base alle esigenze specifiche della donna in trattamento. Si sceglieranno soluzioni come la fettina panata, le frittate o le uova strapazzate o al tegamino, i carciofi in tutte le loro modalità di cottura, i fiori di zucca in pastella, le patate fritte, la pasta o il riso aglio, olio e peperoncino o all’arrabbiata, le verdure ricche di ferro crude o ripassate, etc. Saranno utili frutti ricchi di vitamina C e sarà possibile anche la pizza (con un’attenzione particolare alla qualità della lievitazione), ma si eviteranno alimenti non particolarmente adatti per il fegato come le Crucifere (broccoli, verza, cime di rapa, etc.), i funghi e le solanacee come la melanzana o i peperoni.

Periodo ovulatorio

Verso il nono o decimo giorno di un ciclo mestruale regolare, s’interromperà lo stimolo epatico, poiché in fase ovulatoria la fisiologia ormonale femminile avrà bisogno di una fase di “quiete” metabolica, che agevoli l’eventuale fecondazione. Pertanto, saranno controindicati i fritti, ma anche lo stimolo tiroideo dei pesci a elevato contenuto di iodio e fosforo. Invece, la necessità di lipidi e colesterolo, indispensabili per un’efficiente formazione del corpo luteo e poi per la sintesi del progesterone, renderanno utili i pesci “grassi” come il salmone, il tonno, il pesce spada, i crostacei e i mitili. In assenza d’intolleranza al lattosio, stipsi e obesità, e solo dopo un controllo del profilo lipidico che non evidenzi ipercolesterolemia, si potranno concedere anche formaggi e altri derivati del latte, o verdure cotte in besciamelle. Le proteine della carne, in quantità e frequenza inferiori rispetto alla fase estrogenica, saranno scelte fra quelle bianche e a maggiore quantità di lipidi, come la carne di maiale. Fra i vari frutti saranno utili quelli che miglioreranno la microcircolazione come la melagrana, i gelsi, le fragole e i frutti di bosco. Le mandorle, le noci, le nocciole e i pinoli avranno una specifica indicazione per il loro contenuto di calcio, potassio, magnesio e acidi grassi vegetali.

Periodo progestinico

Se in fase pre-ovulatoria saranno state fornite sufficienti quote lipidiche per la sintesi del progesterone, in questa fase occorrerà ridurle, incrementando la percentuale di zuccheri semplici e complessi e di tutta una serie di alimenti che contribuiranno a mantenere elevata la secrezione dell’LH ipofisario, condizione indispensabile affinché l’ovaio venga stimolato per la produzione ormonale. Prova ne sia il fatto che in molte donne aumenta il desiderio di dolci, cioccolato e carboidrati nella fase post-ovulatoria, da gestire con attenzione solo nei casi di donne a rischio diabetico. Nei limiti della compatibilità individuale, si proporranno con maggiore frequenza i prodotti ittici più ricchi di iodio e fosforo (spigola, orata, merluzzo, baccalà, etc.), per contrastare l’imbibizione tessutale e il rischio di aumento di peso. Fra le verdure saranno indicate le Crucifere (broccoli, cavolfiore, cavolo cappuccio, cime di rapa, ravanelli, rucola e verza), sia crude, quando possibile, sia lesse o ripassate, riservando le cotture fritte, in pastella o fritte dorate solo a casi particolari di obesità con ipofunzione epato-tiroidea. Saranno adatti i carciofi, il finocchio, il cetriolo, alcune preparazioni di melanzane e peperoni, il sedano e le Cicoriae (indivia belga, radicchio, scarola, puntarelle e la classica cicoria). Le varie modalità di utilizzo della cipolla troveranno la loro indicazione nei casi in cui si richieda una maggiore azione diuretica, associate opportunamente nella composizione dei pasti. Infine, i frutti più adatti per sostenere la sintesi del progesterone saranno le banane, le castagne e l’uva.

Periodo premestruale

Alla fine della fase progestinica del ciclo, mediamente intorno al 21°-22° giorno, gradualmente i valori dell’LH decrescono e l’ipofisi inizia a rilasciare FSH, per stimolare le ovaie a produrre estrogeni, in previsione del ciclo successivo. Sarà opportuno riprendere gradualmente a stimolare il fegato, che dovrà intervenire nei delicati meccanismi del cambio ormonale, fornire una quota di ferro, soprattutto nei casi di documentata iposideremia, e iniziare a considerare i meccanismi coagulatori del sangue, in modo da garantire la regolarità del flusso mestruale al 28° giorno circa. Sarà utile proporre alimenti come la zucchina, i fagiolini, le banane, etc., poiché l’azione miorilassante dovuta al loro contenuto di potassio eviterà il rischio di dolori dismenorroici. I frequenti e più o meno significativi sbalzi del tono dell’umore, lamentati da molte donne nella fase premestruale saranno meglio gestiti se si ridurranno tutti gli alimenti neuro-eccitanti, come la maggior parte dei prodotti ittici. Soluzioni possibili, soprattutto nelle donne in sovrappeso, saranno i pesci di scoglio e di fondale, a minore contenuto di iodio e fosforo, o il pesce lesso, che perderà in diluizione una quota considerevole di sali minerali.

Nota

Nelle donne con un ciclo mestruale regolare sarà controindicato un impiego frequente di alimenti ricchi di fitoestrogeni come il mango, la papaia, la borragine, la soia, etc., o di catecolestrogeni potenzialmente presenti nel pollo di allevamento e a volte anche nella vitella. Nella fase estrogenica inibirebbero la sintesi endogena e in fase post-ovulatoria interferirebbero con l’azione del progesterone. Tali alimenti andranno utilizzati in sostituzione o come supporto alla terapia ormonale nei casi di documentato deficit di estrogeni ovarici.

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Allattamento

Allattamento

Dopo una pluridecennale campagna d’informazioni confuse e discordanti circa l’allattamento al seno, a tutto vantaggio delle aziende produttrici di latte umanizzato, finalmente anche la pediatria ufficiale sostiene che il latte materno è fondamentale per la salute del neonato e della stessa madre. Al momento della nascita, con il taglio del cordone ombelicale, s’interrompe la simbiosi materno-fetale. Il trauma psichico del distacco viene però attutito dall’amorevole legame del bambino con il seno materno, per tutto il periodo che precede lo svezzamento.

Dopo il parto e le prime poppate che forniscono al piccolo un alimento di eccezionale valore vitale come il colostro, subentra la montata lattea e, gradualmente, l’organismo della neo-mamma si adatta al ritmo dell’allattamento al seno, che sarà dettato unicamente dalla richiesta del neonato. Qualora la montata fosse scarsa o insufficiente, una soluzione efficace è quella del pane cotto, del brodo di gallina, o della borragine al burro e Parmigiano. L’esperienza bionutrizionale dimostra che l’aglio, nelle sue varie forme di utilizzo, è uno dei più potenti galattagoghi, anche quando è solamente adoperato nelle cotture e poi non ingerito dalla madre. Di pari importanza è l’impiego del peperoncino, il cui principio attivo più importante, la capsaicina, agisce a livello dei canali del calcio delle membrane cellulari, favorendo l’attività dei dotti lattiferi. E’ da sottolineare come tale sostanza svolga innumerevoli azioni utili a carico dell’organismo materno, senza tuttavia passare nel latte assunto dal bambino. Tra le verdure assolutamente vietate, invece, abbiamo asparagi e carciofi, che possono modificare il sapore del latte o ridurre la montata lattea. Controverso è il caso delle crucifere, come broccoli, verza, cavolfiore, etc, di solito sconsigliati. In realtà, se il neonato non lamenta meteorismo intestinale con colichette e disturbi digestivi vari, non c’è ragione di escludere tale categoria di alimenti, soprattutto se vengono assunti dalla madre dopo averli sbollentati e ripassati in padella con olio, aglio e peperoncino.

In presenza, invece, dei citati disturbi, vanno eliminati per qualche giorno dalla dieta della madre tutti gli alimenti meteorizzanti, come legumi e verdure particolarmente ricche di cellulosa, così come i pesci a maggiore contenuto di iodio, in quanto l’eccitazione neurologica e tiroidea materna contribuirebbe al malessere del bambino. In questi casi sarà utile una maggiore disidratazione dei cibi e perciò si aumenteranno soffritti e fritture, privilegiando alimenti ricchi di potassio, come patate, zucchine, fagiolini, ecc. Si faranno bere tisane di camomilla, utile per la sua funzione antispastica, o di finocchietto, e sarà indicato anche il finocchio, consumato sia crudo, sia lesso, ripassato, al gratin o in besciamelle.

Una delle constatazioni derivanti dalla pratica bionutrizionale consiste nel fatto che le indivie belghe crude o ripassate in aglio, olio e peperoncino, il radicchio, la scarola, gli spinaci, le lenticchie e tutti gli altri alimenti ad elevata biodisponibilità del ferro contribuiscono a potenziare la produzione del latte, che tuttavia non risulta particolarmente ricco di questo nutriente. È probabile che il ferro sia coinvolto nei processi di trasporto nel circolo sanguigno degli altri nutrienti apportati con l’alimentazione.

La puerpera dovrà avere un’alimentazione completa di carboidrati, proteine, sali minerali e vitamine. In assenza di intolleranza al latte vaccino, sarà utile far assumere quest’ultimo nella colazione del mattino, magari dolcificato con miele e integrato con un trito di frutta secca (mandorle, pinoli, noci o nocciole) e una spolverata di cacao, in sostituzione del caffè, il cui effetto eccitante potrebbe ripercuotersi sul sistema nervoso del bambino. Il latte intero fresco potrà essere invece utilizzato come bevanda durante il giorno, migliorandone molto la digeribilità con qualche goccia di limone o una modesta quantità di succo d’arancia, associazioni che potrebbero sembrare inopportune, ma che al contrario si rivelano gradevoli e anticipano ciò che avviene nell’ambiente acido dello stomaco.

L’apporto di liquidi e le merende, necessarie durante l’allattamento potranno prevedere l’impiego di tisane di vario tipo o spremuta di limone con biscotti oppure dello yogurt intero arricchito da frutta secca. Se l’appetenza è più spiccata verso cibi salati, sono ottimali soluzioni come crostini di pane con fettina di prosciutto crudo, bresaola, speck, lonza o paté di olive fatto in casa, in modo da garantire una quota proteica e lipidica supplementare a quella dei pasti principali.

A margine delle linee guida alimentari durante l’allattamento, è doveroso sottolineare che la condizione psico-emotiva della madre si ripercuote sulla qualità del latte che viene assunto dal neonato. Una donna che si trovi ad affrontare forti stress in questa fase della vita, produrrà un latte di scarso valore nutritivo per il piccolo, soprattutto nelle poppate serali e notturne.

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