Dopo una pluridecennale campagna d’informazioni confuse e discordanti circa l’allattamento al seno, a tutto vantaggio delle aziende produttrici di latte umanizzato, finalmente anche la pediatria ufficiale sostiene che il latte materno è fondamentale per la salute del neonato e della stessa madre. Al momento della nascita, con il taglio del cordone ombelicale, s’interrompe la simbiosi materno-fetale. Il trauma psichico del distacco viene però attutito dall’amorevole legame del bambino con il seno materno, per tutto il periodo che precede lo svezzamento.
Dopo il parto e le prime poppate che forniscono al piccolo un alimento di eccezionale valore vitale come il colostro, subentra la montata lattea e, gradualmente, l’organismo della neo-mamma si adatta al ritmo dell’allattamento al seno, che sarà dettato unicamente dalla richiesta del neonato. Qualora la montata fosse scarsa o insufficiente, una soluzione efficace è quella del pane cotto, del brodo di gallina, o della borragine al burro e Parmigiano. L’esperienza bionutrizionale dimostra che l’aglio, nelle sue varie forme di utilizzo, è uno dei più potenti galattagoghi, anche quando è solamente adoperato nelle cotture e poi non ingerito dalla madre. Di pari importanza è l’impiego del peperoncino, il cui principio attivo più importante, la capsaicina, agisce a livello dei canali del calcio delle membrane cellulari, favorendo l’attività dei dotti lattiferi. E’ da sottolineare come tale sostanza svolga innumerevoli azioni utili a carico dell’organismo materno, senza tuttavia passare nel latte assunto dal bambino. Tra le verdure assolutamente vietate, invece, abbiamo asparagi e carciofi, che possono modificare il sapore del latte o ridurre la montata lattea. Controverso è il caso delle crucifere, come broccoli, verza, cavolfiore, etc, di solito sconsigliati. In realtà, se il neonato non lamenta meteorismo intestinale con colichette e disturbi digestivi vari, non c’è ragione di escludere tale categoria di alimenti, soprattutto se vengono assunti dalla madre dopo averli sbollentati e ripassati in padella con olio, aglio e peperoncino.
In presenza, invece, dei citati disturbi, vanno eliminati per qualche giorno dalla dieta della madre tutti gli alimenti meteorizzanti, come legumi e verdure particolarmente ricche di cellulosa, così come i pesci a maggiore contenuto di iodio, in quanto l’eccitazione neurologica e tiroidea materna contribuirebbe al malessere del bambino. In questi casi sarà utile una maggiore disidratazione dei cibi e perciò si aumenteranno soffritti e fritture, privilegiando alimenti ricchi di potassio, come patate, zucchine, fagiolini, ecc. Si faranno bere tisane di camomilla, utile per la sua funzione antispastica, o di finocchietto, e sarà indicato anche il finocchio, consumato sia crudo, sia lesso, ripassato, al gratin o in besciamelle.
Una delle constatazioni derivanti dalla pratica bionutrizionale consiste nel fatto che le indivie belghe crude o ripassate in aglio, olio e peperoncino, il radicchio, la scarola, gli spinaci, le lenticchie e tutti gli altri alimenti ad elevata biodisponibilità del ferro contribuiscono a potenziare la produzione del latte, che tuttavia non risulta particolarmente ricco di questo nutriente. È probabile che il ferro sia coinvolto nei processi di trasporto nel circolo sanguigno degli altri nutrienti apportati con l’alimentazione.
La puerpera dovrà avere un’alimentazione completa di carboidrati, proteine, sali minerali e vitamine. In assenza di intolleranza al latte vaccino, sarà utile far assumere quest’ultimo nella colazione del mattino, magari dolcificato con miele e integrato con un trito di frutta secca (mandorle, pinoli, noci o nocciole) e una spolverata di cacao, in sostituzione del caffè, il cui effetto eccitante potrebbe ripercuotersi sul sistema nervoso del bambino. Il latte intero fresco potrà essere invece utilizzato come bevanda durante il giorno, migliorandone molto la digeribilità con qualche goccia di limone o una modesta quantità di succo d’arancia, associazioni che potrebbero sembrare inopportune, ma che al contrario si rivelano gradevoli e anticipano ciò che avviene nell’ambiente acido dello stomaco.
L’apporto di liquidi e le merende, necessarie durante l’allattamento potranno prevedere l’impiego di tisane di vario tipo o spremuta di limone con biscotti oppure dello yogurt intero arricchito da frutta secca. Se l’appetenza è più spiccata verso cibi salati, sono ottimali soluzioni come crostini di pane con fettina di prosciutto crudo, bresaola, speck, lonza o paté di olive fatto in casa, in modo da garantire una quota proteica e lipidica supplementare a quella dei pasti principali.
A margine delle linee guida alimentari durante l’allattamento, è doveroso sottolineare che la condizione psico-emotiva della madre si ripercuote sulla qualità del latte che viene assunto dal neonato. Una donna che si trovi ad affrontare forti stress in questa fase della vita, produrrà un latte di scarso valore nutritivo per il piccolo, soprattutto nelle poppate serali e notturne.