Pubblicazioni


Il ruolo nutrizionale e terapeutico degli alimenti

Introduzione

L’ALIMENTAZIONE PUÒ DAVVERO AIUTARE CHI È AFFETTO DA DISTURBI NEUROPSICHICI?

Sono sempre più numerosi i pazienti che comprendono l’importanza di un supporto alimentare; infatti, sono essi stessi ad esibire la lista dei farmaci assunti. Questi ultimi si possono dividere in due grandi categorie:

a) a prevalente pertinenza psichiatrica, prescritti in tutte le problematiche riguardanti i disagi psichici;

b) di interesse neurologico, quando i disturbi sono causati da danni organici del sistema nervoso centrale.

In entrambi i casi, e in sinergia con lo psichiatra o il neurologo, è fondamentale un supporto nutrizionale che possa contribuire a ridurre gli effetti collaterali dei farmaci assunti, o renderne comunque possibile una riduzione del dosaggio e del tempo di somministrazione.

A chi si rivolge questo libro?

Prima di tutto ai pazienti e ai nutrizionisti; tuttavia, in virtù degli argomenti trattati, anche altre figure professionali come psicologi, psicoterapeuti, fisioterapisti, osteopati e omeopati, potranno trovare spunti utili per il loro lavoro.

Il ruolo nutrizionale e terapeutico degli alimenti

Introduzione
L'importanza della corretta preparazione degli alimenti costituisce il presupposto indispensabile per sfruttarne le possibilità nutrizionali e terapeutiche. In questo libro tutte le ricette sono state sperimentate e fotografate, in modo da visualizzare le tappe salienti della loro preparazione. Le osservazioni tecniche annotate sulla pagina permettono al paziente di ottenere un risultato che deve corrispondere alle indicazioni terapeutiche del Nutrizionista prescrittore. Non manca una nota esplicativa delle funzioni e dei tropismi organici di ogni alimento, derivante dall'esperienza clinica quotidiana nel trattamento delle più svariate patologie e dal prezioso insegnamento della Dott.ssa Domenica Arcari Morini, pioniera di un metodo da Lei definito Bioterapia Nutrizionale. Tale Metodo, codificato nel corso del tempo, viene ora applicato dai suoi numerosi allievi a tutto vantaggio dei pazienti che decidono di sottoporvisi.
Informazioni
ISBN: 9788878680184 | pagine 977 | International Printing

Linee guida bionutrizionali

Introduzione

La Nutrizione costituisce il fondamento per lo sviluppo, la riproduzione e l’evoluzione di tutte le forme viventi della Biosfera. Questa considerazione, apparentemente banale e scontata è, invece, suscettibile di numerose riflessioni, consapevoli del fatto che la risposta a domande semplici può essere spesso estremamente complessa e articolata. La domanda si può formulare in questi termini: che cos’è la Nutrizione?

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Corpo Emozioni Psiche

Introduzione

Senza falsa modestia, che in fondo sarebbe una forma mascherata di superbia,
siamo ben consapevoli che questo è un libro impegnativo per il lettore, così come lo è stato per noi avendogli dedicato tutto l’anelito del cuore e la tensione positiva della mente. Esso è frutto delle riflessioni, dei tanti sbagli, dei ripensamenti e, soprattutto, dell’attività clinica di tutta la nostra vita nel tentativo di poter essere utile ai pazienti.

A discolpa dei nostri inevitabili limiti personali, possiamo però dire che fin dall’inizio della nostra carriera abbiamo sempre aborrito una terapeutica concentrata sulla malattia e non sull’Essere umano nostro simile che, venendo da noi, ci onorava della sua stima e della sua fiducia. Ma siamo umani e come tali imperfetti, perciò il valore della vita non è la ricerca di una utopica e astratta perfezione, quanto riconoscere che ogni limite e difficoltà possono essere un alibi per fare poco o niente, oppure sfruttarli come lo stimolo più prezioso per progredire. Nel corso del libro vedremo come ognuno di noi, a seconda della sua prevalenza costituzionale, oscillerà fra queste due polarità esistenziali.

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PRINCIPI DI BIOTERAPIA NUTRIZIONALE

Introduzione
Consapevole dei tanti luoghi comuni e delle contraddittorie informazioni riguardanti l'alimentazione, gli argomenti trattati in questo libro sono tanti, dagli errori nella composizione dei pasti, a stupide limitazioni di preziosi alimenti, dalla componente psicologica che incide sulle scelte nutrizionali, all'inutilità del calcolo delle calorie, dalla biodisponibilità dei nutrienti, alle modalità di cottura dei cibi.
Convinto che le verità non siano mai prerogativa di pochi e che le posizioni unilaterali non sono mai intelligenti, ma sempre a rischio di errori, su molti argomenti ho illustrato e sostenuto con fermezza le convinzioni verificate con la pratica clinica quotidiana, ma ho sempre cercato di basarle su dati scientifici di biochimica, di fisiologia e, a volte, semplicemente sul comune buon senso. Ritengo, e spero, di aver fatto uno sforzo utile per i lettori interessati, per i nostri pazienti e allievi e, perchè no, anche per nutrizionisti di altre Scuole che valutino senza pregiudizi ciò che ho scritto.

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AGOPUNTURA ENERGETICA, CLINICA E STRATEGIE TERAPEUTICHE

Introduzione
Pensare all’Agopuntura come strategia terapeutica per i disturbi mentali può sembrare pretenzioso o al di fuori della potenzialità di questa Scienza. Indubbiamente, nell’ambito dei trattamenti per i disturbi mentali, l’Agopuntura non può superare il limite ben preciso delle patologie francamente psichiatriche, che esulano dalle possibilità di questa metodica terapeutica. Di solito, fra l’altro, i pazienti si presentano già completamente assuefatti ai trattamenti psico-farmacologici intensi e persistenti, per cui risulta anche difficile poter valutare con oggettività una eventuale risposta al trattamento agopunturistico. Ben diversa è l’aspettativa terapeutica per tutta la serie di disturbi infra-psichiatrici, che sono la stragrande maggioranza e che oscillano dalle nevrosi, alle pseudo-depressioni, e a tutte le patologie neuro-vegetative. Nell’ambito dell’Agopuntura tradizionale cinese viene dato molto spazio agli aspetti psicologici, sia nello studio delle patologie che nelle biotipologie; aspetti non ritenuti secondari, come di solito si verifica nella medicina classica, dove spesso si evidenzia la dicotomia fra mente e corpo. In Medicina Cinese non vi è separazione tra attività organica e psichica. Come un danno organico produce unamodificazione energetica nel sistema corrispondente, così un conflitto, un disturbo psichico, comporta una perturbazione della funzione organica. I meridiani di Agopuntura rappresentano la “cassa di risonanza” dove avviene il collegamento fra fisico e psichico. Proprio per questo, come afferma Requena: “L’Agopuntura è una Medicina realmente e profondamente psicosomatica. Essa rappresenta, infatti, uno dei primissimi e più perfezionati modelli che l’uomo abbia mai immaginato nella concezione della psicosomatica”. I “sentimenti”, posti alla base del funzionamento fisiologico dell’individuo, possono allora essere ritrovati nella logica, sorprendentemente razionale, della Legge dei Cinque Movimenti. Legge che rimane, comunque, chiave di lettura anche dei disturbi mentali, soprattutto di tipo infra-psichiatrico, nei quali la sintomatologia clinica risulta ancora collegata con la struttura fisica. Quando questo collegamento si interrompe si passa nelle forme nettamente psichiatriche, ed allora si è al di fori delle possibilità di terapia. Nella Legge dei Cinque Movimenti troviamo tutte le forme patologiche, anche di tipo psichico, ma al di là di qualsiasi classificazione semplificata, su cui nel testo si ritornerà in modo più specifico a proposito dei disturbi che fanno capo ai vari “elementi” o “movimenti” della Legge, occorre soffermarsi prima di tutto sullo “Sviluppo psicologico dell’individuo”, inquadrato secondo i dati dell’Energetica dei Sistemi Viventi e verificato attraverso i dati offerti dalla psichiatria moderna e dall’Agopuntura tradizionale cinese. Si tratta di uno studio speculativo, elaborato a partire dalle riflessioni del Dott. Maurice Mussat, che mira a razionalizzare nell’ambito della Legge dei Cinque Movimenti l’instaurarsi di quei meccanismi psico-patologici, che possono essere alla base dei disturbi futuri.

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CODICE ENERGETICO DEI PUNTI DI AGOPUNTURA

Introduzione
Ogni Meridiano di Agopuntura corrisponde ad un gruppo energetico, espresso con un trigramma in codice binario. Ciascun punto di ogni meridiano presenta delle caratteristiche descritte dai dati tradizionali cinesi. E’ logico considerare che ad ogni punto possa corrispondere ugualmente un codice trigrammatico. Questa ipotesi coincide con gli stessi dati tradizionali: il sistema dei punti “Su antichi”, i “punti chiave”, il sistema “IU-MO”, ecc., sono soltanto delle modalità di codificazione. Il primo problema che si pone è di individuare la possibilità di un tale codice, cioè di un sistema. Due sono le condizioni preliminari: a) rimenere conformi alle leggi logiche dell’Energetica dei Sistemi Viventi; b) confermare i dati tradizionali. Il secondo problema è che la biofisica dimostra l’esistenza di un grandissimo numero di “punti” sul corpo, individuati mediante il voltametro, o meglio l’amperometro. Di conseguenza occorre trovare una sistematizzazione di questi punti. Il filo conduttore è stabilito: è semplicemente la rete dei meridiani classici e dei loro punti. Occorre, dunque, stabilire tutti i sistemi di codice possibili ed individuare quello che risponde alle condizioni preliminari. In effetti i sistemi possibili sono pochi e, tra essi, uno solo interamente accettabile. Questo lavoro è stato scritto sotto la doppia possibilità della logica stretta dell’Energetica e dei dati tradizionali. Il che spiega l’accostamento delle due semantiche: moderna e antica. Ciò permette ai colleghi tradizionalisti di poter seguire costantemente il ragionamento. Quando l’agopuntore mette gli aghi, ciò costituisce il gesto terapeutico di una riflessione diagnostica: egli ha effettuato una analisi del caso, che lo ha condotto a determinare un programma di puntura materializzato dall’inserimento degli aghi. Il medico ha dunque individuato un gruppo funzionale da trattare, che lo porta a selezionare i punti del, o dei meridiani corrispondenti, vale a dire una struttura. Questa puntura costituisce una informazione, va a provocare degli effetti a distanza, ossia un “movimento”. Riassumendo possiamo dire: l’inserimento di un ago agisce su una “energia” che, attraverso una “struttura” precisa, provoca un “movimento”.

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ELEMENTI FONDAMENTALI DI AGOPUNTURA ENERGETICA

Introduzione
Scritto dal collega e amico Dott. Vincenzo De Paola negli anni della nostra collaborazione per i Corsi di Agopuntura a Salerno e Catania, il testo trova la sua giustificazione come complemento ed integrazione all’Energetica dei Sistemi Viventi applicata all’Agopuntura, secondo la metodica di Maurice Mussat. Infatti, non si parte dalla Medicina Tradizionale Cinese, ma dalle potenzialità di ogni metodica che voglia seguire il ragionamento scientifico inteso come formulazione e verifica di ipotesi. Perciò tutto può essere valido e, nello stesso tempo, niente può essere accettabile, se non verificando in modo razionale, logico, scientifico o concretamente utilizzabile, secondo la legge del vero o falso. Ma anche secondo il principio Hegeliano (che tanto vicino è alla logica orientale), secondo il quale tutto ciò che è reale è razionale, e tutto ciò che è razionale è reale. Ecco allora che tutto può servire allo scopo, se necessario e se non è in contrasto con il bagaglio culturale elaborato da secoli di razionalismo scientifico. Pertanto, in questo contesto, la Medicina Tradizionale Cinese diventa, nello stesso tempo, punto di arrivo e di partenza. Utilizzando sistemi e semantiche più vicine alla nostra cultura occidentale, nel libro si perviene alle stesse conclusioni, riuscendo ad elaborare con semplicità strategie terapeutiche anche complesse, che richiederebbero sforzi notevoli per poter essere comprese secondo il linguaggio ed il simbolismo tipico della Tradizione Cinese.

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FRAMMENTI

Prefazione
Hai un caro amico da decenni e, come sul dirsi, credi di conoscerne vita, morte e miracoli. Se non altro, per aver condiviso con lui momenti importanti, viaggiato in autostop in giro per l’Europa, annegata qualche delusione nell’ultimo sorso di vino rosso e trascorse nottate a scambiarsi opinioni, scontrandosi su mille punti di vista, da quelli riguardanti, si fa per dire, i “massimi sistemi”, al banale miagolio del gatto del vicino. Poi, un bel giorno, lo stesso amico, proprio lui, ti porge un suo manoscritto e, senza mezzi termini, ti affida la seccatura di leggerlo e di abbozzarne una prefazione, prima di mandarlo in stampa. Incuriosito e, perché no, anche alquanto lusingato, inizi a sfogliarlo e... resti a bocca aperta. Chi sarà mai questo sconosciuto? E perché, fra i tanti amici e conoscenti, ha pensato proprio a me? Domande, le cui risposte mi sono affluite solo dopo la seconda lettura del suo stranissimo libro, quando ho iniziato ad accogliere, digerire e collegare i temi che l’Autore affronta, da punti di vista spesso impensati ed imprevedibili: esistono fili invisibili, che ci legano e ci collegano agli altri, canali sotterranei, attraverso i quali scorre una comunicazione profonda, al di là del livello di amicizia o di cosciente condivisione di qualche “frammento” di vita, tanto per usare il suo linguaggio. “Affinità elettive”, avrebbe detto Goethe. Affinità, di cui la coscienza di veglia non percepisce che “ombre” e sensazioni indefinite. Di esse, come dei presagi onirici, non si terrebbe conto, se non si presentassero circostanze “apparentemente” casuali, che, esplicitandole, le rendono operative. Lo stato d’animo e l’atmosfera interiore che accompagna una prima, insufficiente, lettura di “Frammenti” è lo sbigottimento, generato dall’essere costantemente “spiazzati” nel passaggio da un frammento all’altro. Infatti, ci sentiamo comodi e tranquilli, quando conosciamo il veicolo che ci trasporta attraverso paesaggi sconosciuti. Anzi, il viaggio sarà tanto più interessante, quanto più nuovi saranno gli orizzonti ed insolite le sensazioni che proveremo. Ci piace molto sentirci liberi da quella griglia, fatta di tempi organizzati e di spazi usuali, che si chiama “quotidiano ordinario”. Ma il veicolo no! Quello deve essere noto, tranquillo, sicuro e rassicurante! Non così il viaggio nel veicolo di questo libro! Inizi a leggere, ma non riesci a definirne l’inizio. E’ impossibile, per la verità, anche trovare una fine: l’ultima pagina, l’ultima riga, l’ultima parola, si offrono sempre come un punto nel quale il viaggio promette di essere più coinvolgente, potendo continuare e rinnovarsi in una seconda lettura, poi una terza: come una spirale, ogni volta ad un livello superiore, rispetto a quello precedente. Pure, tutte le volte, dopo ogni paragrafo, dopo ogni pagina, non puoi non avvertire un senso di pienezza e di completezza, come di un mondo che spalanca le sue porte e si lascia guardare, mostrandoti paesaggi evocati, sì, dall’Autore, ma a te, sorprendentemente, familiari. Anzi, Egli sembra farsi da parte, annullandosi come Virgilio nel vortice dei gironi danteschi, per indicare solamente un sentiero che il lettore, per sua scelta e sensibilità, potrà percorrere o meno. Come definire “Frammenti” dal punto di vista letterario? Non è un romanzo, non è certo un saggio filosofico o un testo ermetico, non è la comune biografia di un essere umano, né solo un raccontarsi nel massimo di impersonalità possibile. Nonostante la presenza di frammenti sotto esplicita forma poetica, non si può considerare nemmeno un libro di poesie, anche se ti accorgi che i brani in prosa trattengono a fatica l’avvicendarsi continuo di immagini poetiche racchiuse nelle parole. Da un certo punto di vista, si può dire che “Frammenti” si propone nel ruolo di un “contenitore”, come la vita stessa di ognuno di noi, lasciando a ciascuno il libero arbitrio di riempirlo come meglio crede e può! E come la vita non si lascerà mai imprigionare nelle strettoie di rigide definizioni, il lettore che navigherà fra queste pagine, apparentemente slegate, ma profondamente coerenti, avvertirà uno stato di “levità” interiore. Egli, sono sicuro, senza perdere in concretezza concettuale, in tanti momenti si sentirà fluttuare in un’aria carica di energia e di possibilità di vita, come un polline di fiori nel cielo di primavera. Ora su, ora giù, ora un po’ a destra, poi a sinistra, improvvisamente a picco verso il suolo, di nuovo in alto, a cavallo di un alito di vento. Che c’è di diverso, rispetto allo zig-zagare dell’esistenza individuale, sembrerebbe chiedersi l’Autore? La sua risposta, non scritta, ma implicita in ogni riga del libro è, secondo me, questa: il polline avrà il vento a dargli la direzione, l’uomo, invece, dovrà liberare il vento prigioniero nel suo pensiero, per conoscere la propria, individuale, traiettoria. Mentre il polline feconderà, a seconda di dove sarà trascinato, l’Uomo dovrà cercare “coscientemente” l’Altro, quell’unico Essere, insieme al quale solamente sarà possibile oltrepassare la soglia dell’animalità in noi ed estinguere la necessità del male nel mondo. “Frammenti” non è un libro facile da leggere. Sicuramente non è adatto per i momenti di noia o, come si dice, quando si debba “ammazzare il tempo”, nell’attesa di un treno o di un aereo. Oserei dire che, da questo punto di vista, esso è infido ed ingannevole. Anche nelle “storielle” con l’impronta dell’ironia e dell’umorismo, continuamente il pensiero e le immagini si rincorrono, si completano, apparentemente si allontanano, per poi ricongiungersi, traboccando oltre ogni vorticoso affastellarsi della penna o delle dita sulla tastiera. Continuamente, il lettore si ritrova, senza preavviso, a passare da un sorriso ad un concetto impegnativo, che “costringerà” a pensare: a volte sottinteso in un aggettivo, in un’immagine, in una metafora. Ecco, forse si può incollare un’etichetta! In un certo senso, “Frammenti” è un libro di metafore, un’altalena, un giocare a rimpiattino fra livelli diversi, oscillanti dall’ambiente esterno, nella sua tecnologica metallicità, fin dentro i recessi più intimi dell’anima umana. Poco importa che sia preso a prestito l’anima dell’Autore, nelle storie che hanno segnato la sua vita! Potrebbe essere quella di chiunque altro! Attraverso le metafore, sei indotto ad attivare il pensiero, scoprendo, ad un certo punto, che la vera razionalità non è il freddo intellettualismo, con il quale viene comunemente scambiata. La razionalità può essere vera solo se verrà “riscaldata” dal calore del cuore. Essa, come freddo intelletto, costituisce quel “vento” imprigionato nei circuiti del cervello, di cui si diceva prima, un vento da liberare per dare direzione e senso d marcia al cieco e, spesso, doloroso agitarsi dei sentimenti e degli istinti. In tanti momenti l’Autore sembra davvero abitato da un angelo, a volte leggero ed etereo, a volte sanguigno o irato, ma sempre intento a soffiare nella pesantezza della “carne”, quasi a volerla sollevare dalla fatica della “gravità” terrestre. Costante, nella tesi dell’Autore, è la ricerca di un’”Immagine”: quelladell’Altra, frantumata e dispersa nello spazio e nel tempo. Perciò la condanna e, nello stesso tempo, il compito supremo dell’Umano saranno quelli di ricostruirne i frammenti, percepiti confusamente nelle persone che incrociano “per caso” la nostra vita. E’ evidente che c’è una Storia nascosta in ognuno di noi. Inavvertita, naviga, come un sommergibile, a varie profondità sotto la superficie degli accadimenti quotidiani. Superbi e arroganti, ci lasciamo guidare dalla luce donata dal sole, senza accorgerci di quella sorgente dal cuore. Finiamo, così, per vivere in un regno di “penombra”, logorandoci nelle “apparenze”, mentre la vera “Luce”, nascosta nel buio della nostra anima, irradia i suoi riflessi verso la superficie, in attesa di essere “riconosciuta”. Credo che la lettura di questo libro chiarisca lucidamente che l’impresa più ardua di ogni essere umano sia quella di scoprire ciò che vuole il cuore, chiuso in uno “spazio” sempre troppo affollato: dall’alto i rumori assordanti del cervello, dal basso la morsa della potenza degli istinti. Nella concezione dell’Autore, l’ombra dell’Immagine cercata viene illuminata solo da flash momentanei che, a tratti, ne lasciano intuire i contorni. Solo quando un tenace lavoro interiore avrà liberato dello spazio vero, la “Figura” possa mostrarsi nitida, mentre la sensazione del “trascinarsi” sotto l’influsso esterno degli eventi, cederà il passo alla consapevolezza di essere “attori” nel “film” della propria vita e, finalmente, padroni del proprio destino. “Frammenti” è lo sforzo silenzioso di un Amico “sconosciuto”, il cui anelito interiore, tappa dopo tappa, errore dopo errore, si consuma nel cercare la strada più breve ed efficace per “alzare la testa”, facendo sì che l’Umano possa, anche nell’anima, assumere la posizione verticale, che già possiede nel corpo. Napoli, 16 Maggio 2006 - Giampiero Pisani
Introduzione
Dal punto di vista dell’Uomo, il divenire del mondo può essere considerato da due opposte polarità: da un lato l’agire umano, con le sue conseguenze, dall’altro quello della Natura. Di certo, è sufficiente il semplice buon senso per comprendere che le azioni umane, positive o negative, si distinguono e si distaccano dal disegno insito nel finalismo naturale, tanto da modificare l’evoluzione della biosfera ed influire su quello che, senza l’intervento dell’Uomo, verrebbe comunemente definito “il corso naturale degli eventi”. Tuttavia, questi “eventi” si verificano fin dentro la struttura umana, nella misura in cui il corpo è continuamente intessuto nell’essere produttivo ed attivo della Natura. Osservandone le manifestazioni e le azioni, si può dire che le varie discipline scientifiche, dalla chimica alla biochimica, dall’anatomia alla fisiologia, dalla fisica all’astronomia, non fanno altro che descrivere una specie di “biografia” della Natura. Se, fra tutti gli esseri viventi, solo l’Uomo è in grado di comprendere e scrivere questa biografia, necessariamente egli deve ospitare “qualcosa” che non può essere contemplato dall’ordine precostituito. Una funzione che origina, non dall’evoluzione naturale stessa, ma da opposta direzione: questa funzione “speciale” è il pensare libero dalle necessità contingenti e personali. Certo, anche gli animali articolano pensieri che, tramite i sensi, arrivano a livello cosciente. Pensieri sempre più elaborati e complessi, man mano che si sale lungo la scala evolutiva degli esseri. Ma, nel passaggio dalla scimmia più evoluta all’Uomo, esiste una frattura tanto profonda, da non potere essere colmata da nessun darwinismo esasperato! Per la sua posizione, a cavallo fra due mondi, anche il pensare umano si esprimerà, quindi, attraverso due polarità completamente opposte. Da un lato, il pensiero animale “automatico”, finalisticamente attivato per rispondere alle esigenze del “quotidiano più o meno prossimo” in noi: la fame, la sete, l’adattamento ambientale, la ricerca del piacere individuale; dall’altro, un pensare autonomo e capace di “guardare dall’esterno”, dotato di libertà e di stimolo, che sollecitano la ricerca del significato e del senso delle cose, ben oltre la momentanea e impellente necessità. Tuttavia, per questa sua “autonomia” rispetto alla Natura, l’Uomo si carica di una responsabilità, e, per questa ragione, viene direttamente coinvolto nel problema dell’etica e della moralità. La Natura, infatti, agisce al di là del bene e del male. Le sue azioni si svolgono in un campo dove il mondo della moralità non ha oggetto, essendo privo di contenuto. Anzi, nel divenire della Natura, azione e moralità coincidono, formando un’unità globale, che il pensiero umano libero è in grado di avvertire come interna armonia. Se la biografia della Natura non può essere scritta isolando i suoi molteplici aspetti, la biografia umana, invece, dovrà necessariamente fondarsi sulla diversità. Tutti gli uomini possono venir riuniti nel concetto “Uomo” ma, quanto al contenuto, ogni singolo si distinguerà dagli altri. La biografia di ciascuno comprenderà il suo “agire” particolare, individuale, soggettivo. Da questo punto di vista, il senso della biografia, applicata ad un’individualità umana, è non solo diverso, ma addirittura opposto al senso della biografia che si può applicare alla Natura. Il contrasto può essere chiarito dicendo che, nella biografia umana, si esce dall’inviolabilità della Natura e si entra nella sfera della soggettività, dei dubbi, del bene e del male. Vale a dire, in un campo dove il mondo fisico ed il mondo morale sono separati e frammentati. Il compito vero dell’umano sarà quello di ricongiungere questi due mondi, ad un livello superiore, non contemplato dal “corso naturale degli eventi”. E’ il compito, dinanzi al quale l’Uomo è continuamente posto dalla vita, sopportandone il peso e l’attrito. La biografia di ogni singolo Uomo testimonierà, in certo modo, di come il contrasto dell’esistenza sia stato da lui vissuto, e fino a che punto egli abbia contribuito al suo superamento. Normalmente, l’identificazione al supporto corporeo, forma derivante dall’evoluzione generale dei fatti naturali, costituisce il comune punto di inizio per tutti gli uomini. Ma, dalla primordiale sperimentazione di se stessi nella materialità fisica, ad ognuno è data la possibilità di un dinamismo evolutivo individuale, unico ed irripetibile, articolato nelle attività di un pensare, di un sentire e di un volere, non condizionati solamente dal basso, come negli animali, ma assunti all’interno di un anelito di libertà. La qualità e l’intensità di queste funzioni non dipenderanno più solamente dalla Natura, la quale, comunque, continuerà ad agire armonicamente nel supporto corporeo. Prova ne sia il fatto che quest’ultimo patirà e si ammalerà, nella misura in cui le perturbazioni del pensare-sentire-volere interferiranno con la Vis Sanatrix Naturae, deviando in senso patologico quei processi che, nel corpo, “naturalmente” contribuirebbero a preservare lo stato di salute. La biografia di ogni Essere umano è, dunque, una storia sempre “nuova”, non prevista e non inscritta nel finalismo naturale del suo corpo. Essa sarà il “racconto” del tentativo individuale di elevarsi al di sopra del ciclico nascere-crescere-perire. Prova ne sia l’angoscia esistenziale generata dallo sperimentare il mondo solo attraverso i meccanismi del corpo. Da questo punto di vista, esistono differenze abissali fra uomo ed uomo. Mentre il più evoluto animale superiore sarà, pur sempre, soltanto un esemplare della sua specie, ogni singolo essere umano costituirà una specie a sé. Tanto più evoluta ed individualizzata, quanto più capace di pensieri, sentimenti ed azioni libere, rispetto a quelle generate automaticamente dal personale supporto psico-fisico. Automatismo necessario per il miglioramento adattativo e per la sopravvivenza del singolo e della specie, ma ostacolo tenace da superare, per realizzare quel salto di qualità richiesto all’Uomo e non alla Natura. La linea di confine fra questi due dinamismi, che si affrontano nello spazio interiore dell’Uomo, genera una “zona” di attrito costante, che fa procedere a scatti, secondo frammenti successivi o sovrapposti. La sequenza di questi frammenti costituisce la vera trama del presente libro, il cui ordine temporale non segue l’orologio esteriore, ma le tappe di un interno cammino, qualche volta luminoso, più spesso tortuoso, contraddittorio, faticoso o generante sofferenza, per se stessi o per gli altri. La difficoltà è, però, un passaggio “obbligato”, lo stimolo necessario per generare autocoscienza. Essa, nello stesso tempo, costituisce il rischio ed il punto di forza dell’Occidente, nella misura in cui si sia capaci di assumerla come un momento nascente, un “partorirai con dolore” di un nuovo stato di esistenza, e perciò di coscienza, rispetto al quale ognuno dovrà trovare esclusivamente in se stesso le ragioni del proprio “esserci”. In questa ricerca, i momenti saranno quanto mai vari, oscillanti dal sempre conflittuale e confuso rapporto con l’amore, a quello, altrettanto difficile, del rapportarsi alle altrui libertà. Le tappe saranno segnate dagli scomposti moti dell’animo, nella consapevolezza che la sorgente del “pathos” non sgorga mai dalla mirabile architettura fisica del corpo, ma sarà alimentata soprattutto dalle deformazioni dell’”anemos”, di quel soffio vitale, che ci viene dato in gestione e di cui siamo individualmente responsabili. Il corpo, nel linguaggio del dolore, rende percepibile e misurabile solo la fine di un processo, di un prolungato “non esserci” che, come brama di vita, ci fa desiderare ciò che non serve, ci fa reagire con un’aggressività inutile, ci fa mangiare ciò che fa male e ci brucia le energie, inseguendo futilità. Il Lettore si accorgerà presto che questo non-libro è strutturato in modo anomalo, apparentemente caotico, come ogni “storia” di vita. Un “Caos”, però, che cerca un “Cosmos”, affinché il Tutto abbia un ordine ed un senso... nel Tempo. Infatti, i vari capitoli sembrano privi di logica, nella misura in cui si propongono come brandelli di recupero di un Tempo vero, lungo un processo di guarigione dell’Umano, di cui l’autore è, al tempo stesso, attore e spettatore, medico e paziente, nello sforzo costante di identificare ed evitare la sim-patia per se stesso. Quella simpatia “automatica” che, sotto forma di alibi interiori, è sempre pronta a giustificare ogni andamento zoppicante. La biografia esteriore di ognuno di noi non è altro che la sequenza meccanica delle scelte condizionate da questi alibi. Apparentemente “ordinata”, essa si frantuma e rivela la sua fragilità ogni volta che il dolore si impone come inevitabile e necessario momento di verità. Eppure, esistono uomini e donne, le cui biografie soggettive non hanno più senso, la cui storia “personale” è secondaria e marginale, rispetto ai doni che, con la loro opera ed il loro agire, hanno lasciato per tutti. Le tracce della loro vita esteriore, con tutte le umane contraddizioni, possono anche sparire, ma non l’essenza di ciò che avranno fatto di buono e di concreto, lasciandolo come vera eredità. Comunque si guardi e si giudichi il corso della loro vita materiale, dominerà in essi un potere che solleva il loro centro di gravità oltre la corporeità, a tutti comune, oltre le necessità della Natura, proiettandoli nel tempo. Sono uomini e donne che hanno avuto uno “sguardo” costante al di là dell’orizzonte apparente e della contingenza della loro persona. Pagando, quasi sempre, il prezzo di dolorose rinunce, in nome di un “impiego di se stessi”, che potesse avere un senso ed un significato. Questi uomini e queste donne non hanno trattenuto i semi nel buio di se stessi, votandoli alla sterilità priva di luce, ma li hanno sparsi nell’humus dell’Umano, affinché un giorno ognuno possa avere una sua “Storia”, interiormente “fluente”, e non più solo dei frammenti.

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L’ESTERNO, L’INTERNO E L’ANIMA

Introduzione
L’idea di riunire in un unico contesto Agopuntura, Omeopatia, Shiatsu e Bioterapia Nutrizionale nasce dall’esigenza di collegare i diversi aspetti di queste medicine olistiche per poterne utilizzare al massimo le singole potenzialità. A ciascuna di queste discipline, infatti, viene riconosciuta, con ampio riscontro, una validità terapeutica che può essere esaltata attraverso la loro sinergia.

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MERAVIGLIA DI ESSERE UOMO

Introduzione
Prevenire le paralisi cerebrali infantili (PCI) è certo ancora un’utopia. Limitarne i danni e le conseguenze è invece un obiettivo possibile, stante il fatto che in molti soggetti s’è riusciti ad operare ottenendo l’insperabile. A patto che una diagnosi precoce e un intervento interdisciplinare (medico e pedagogico) li aiutino – insieme ai loro familiari – a nutrire la fiducia di ottenere qualche risultato sia sul piano funzionale, sia su quello relazionale che cognitivo ed espressivo-comunicativo. L’iniziativa dell’ARC veronese con questa pubblicazione vuole sensibilizzare proprio le famiglie e gli operatori del campo a non lasciare nulla di intentato nel percorso di vita di questi soggetti a cominciare dai primissimi mesi di vita. Ma vuole anche essere uno stimolo ai genitori per aggregarsi in Associazioni capaci di affrontare insieme i molti problemi che si presentano fin da subito: da quelli diagnostici a quelli riabilitativi, da quelli psicologici a quelli educativi. Il testo non si sofferma soltanto sulle PCI, ma offre spunti di riflessione sul modo di affrontare soggetti con altre sindromi (dall’X fragile all’epilessia, alla trisomia 21, alle malattie metaboliche); inoltre tematizza per ogni tipo di deficit problemi diversi che riguardano tutti, quali possono essere quelli legati alla nutrizione, alla visione, alla igiene orale, all’attività motoria, all’integrazione scolastica e sociale, alla sessualità e, perché no, alla spiritualità. Il volume che raccoglie anche una relazione di Bioterapia Nutrizionale riguardante le problematiche alimentari dell’epilessia (presente in questo sito web anche nel settore Argomenti) è particolarmente consigliabile, oltre che a genitori ed operatori del campo terapeutico, anche a pediatri, psicologi, laureati e studiosi delle scienze dell’educazione e della formazione.

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BIOTERAPIA NUTRIZIONALE APPLICATA

Introduzione
La prima impressione di un lettore occasionale che sfogli questo libro, attratto dal titolo, o per pura curiosità, è quella di avere fra le mani l’ennesimo ricettario di cucina. Tuttavia, se inizia a sfogliare qualche pagina con maggiore attenzione, si stupirà nel leggere indicazioni e controindicazioni di alimenti consigliatiin corso di patologie, spesso gravi e invalidanti, come in un trattato di farmacologia medica. Eppure, si parla di alimenti normali, di piatti generalmente di uso comune, di cotture semplici, di associazioni nutrizionali conosciute ed usate, sia pure in modo casuale e senza supporre il loro effetto organico. Che c’entra tutto questo con la medicina e la terapia? Cos’è la Bioterapia Nutrizionale e di che si occupano gli Autori del libro? Questo, e tutti gli altri libri di Bioterapia Nutrizionale, sono stati e saranno scritti nella consapevolezza che l’alimento è la prima medicina, non solo come prevenzione delle malattie, ma anche per sostenere quella “Vis Sanatrix Naturae” che, incessantemente, opera nei nostri biochimismi per salvaguardare la vita o recuperare la salute persa. Il cibo può costituire un grave ostacolo per questa forza naturale, ma anche essere il suo migliore alleato. Spesso più di quanto si riesca ad immaginare! Cercare, in tutti i modi possibili, di cooperare con i processi riparativi organici, eliminandone gli ostacoli e potenziandone i meccanismi, è, secondo gli Autori, atto terapeutico nel senso completo del termine! Discutere del potere nutrizionale e salvifico di un alimento singolo, o di gruppi ristretti di alimenti è un non senso. In primo luogo, per la ragione, molto banale, che un singolo alimento non può coprire tutte le esigenze organiche, essendo la nutrizione un atto complesso. In secondo luogo, per la ragione molto meno banale, che i nutrienti, contenuti in un alimento introdotto nel nostro organismo, avranno un destino differente, a volte opposto, a seconda di come saranno proposti: crudi, lessi, fritti, grigliati, stufati, ecc. La modalità di preparazione è quella che ne determina la capacità di interagire con le funzioni organiche, e perciò di influenzarle terapeuticamente. Infine, ed è l’aspetto che, più di tutti, caratterizza la Bioterapia Nutrizionale, gli esseri viventi non si cibano di alimenti, ma di associazioni degli stessi: i pasti. Questo è un libro di pasti, una esposizione, ragionata e convalidata da esperienza pratica, di ciò che avviene nei meccanismi fisiologici e funzionali del nostro organismo, quando introduciamo determinate composizioni alimentari: nello stato di salute o quando si debba invertire il cammino negativo della malattia. Poiché, però, non c’è niente di nuovo sotto il sole, anche un lettore disattento si accorgerà presto che la maggior parte di queste preparazioni nutrizionali non sono inventate a tavolino. Anzi, ritroverà ricette regionali, modalità di cottura talvolta ingiustamente (secondo gli Autori) in disuso o associazioni etniche di determinate popolazioni. Di queste ricette, la cui tecnica di preparazione viene descritta con una precisione quasi ossessiva, si è cercato il significato terapeutico, partendo dal presupposto che, nel corso dei secoli, sono arrivate fino a noi solamente quelle soluzioni nutrizionali, di cui empiricamente le varie popolazioni avevano sperimentato il beneficio, senza conoscerne razionalmente i principi. Di questi pasti, si valutano le modalità di impiego, le indicazioni principali, le controindicazioni e tutte le possibili associazioni per veicolare il loro effetto in una direzione o nell’altra, esattamente come un farmaco. Da questo punto di vista, è determinante la tecnica precisa di preparazione, pena la riduzione, la perdita o la modifica dell’azione richiesta. Tutte le verdure, ad esempio, vanno rigorosamente lessate e cotte senza sale, alimento che verrà aggiunto a cottura ultimata per non dare esito ai vari cloruri (di ferro, potassio, manganese, ecc), che potrebbero invalidare il risultato richiesto. Per ogni ricetta, a seconda delle indicazioni nutrizionali e terapeutiche, vengono citate e discusse diverse composizioni di pasti, ognuno di essi con un suo specifico destino metabolico all’interno dell’organismo umano. Nell’insieme, il lettore o il medico interessato a questa metodica terapeutica avranno a disposizione centinaia di soluzioni diverse, da proporre per adeguare l’alimentazione alle diverse esigenze fisiologiche degli individui sani o per agire terapeuticamente nella maggior parte delle patologie. Di tutte le possibili associazioni alimentari, nel libro sono trattate solamente quelle di cui la Bioterapia Nutrizionale ha sperimentato l’efficacia per oltre 40 anni. I riferimenti alle proprietà dei singoli alimenti sono secondari e marginali in questo lavoro, essendo stati già trattati ampiamente altrove1. Nei singoli paragrafi sono citate le quantità dei vari alimenti: si tratta di quantità medie, previste per soggetti normopeso, siano essi bambini o adulti. Queste quantità non sono, ovviamente, assolute, ma esprimono il rapporto dei singoli componenti del pasto, che il medico nutrizionista modificherà in base alle specifiche esigenze del paziente, rispettando, tuttavia, le proporzioni degli stessi. Nella maggior parte dei paragrafi vengono sintetizzate in una tabella riassuntiva le principali indicazioni e controindicazioni discusse nel corso del testo. Le indicazioni si riferiranno, non solo alla preparazione principale che fa da titolo al paragrafo, ma all’insieme delle associazioni proposte. Al contrario, e salvo eccezioni motivate, le controindicazioni riguarderanno unicamente la ricetta principale e non tutti gli altri alimenti citati come esempio. Qualche differenza di preparazione, rispetto ai testi pubblicati precedentemente, è il risultato di un’ulteriore perfezionamento e sperimentazione delle finalità terapeutiche degli alimenti. Per facilitare la consultazione del libro, l’esposizione delle singole preparazioni bionutrizionali è in ordine alfabetico, ma non manca, alla fine, un indice per categorie di nutrienti, in modo da agevolare il lettore che voglia, per esempio, conoscere ed individuare nel corso del libro tutte le preparazioni a base di pasta, di carne, di pesce, ecc., senza doverle cercare a caso.

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GLI ALIMENTI E LE LORO ASSOCIAZIONI

Introduzione
La Bioterapia Nutrizionale è una metodica medica che nasce dalla scoperta della possibilità di impiego terapeutico degli alimenti. Iniziate da circa quarant’anni, ad opera di una singola persona, la pratica e la ricerca continuano oggi da parte di un gruppo di nuovi medici che, dopo aver ampiamente sperimentato clinicamente la validità terapeutica della Bioterapia Nutrizionale, si sono prefissi di portare a compimento nuove ricerche, al fine di convalidare e perfezionare ulteriormente tutte quelle strategie alimentari che vengono messe in atto per curare le più svariate patologie. Il primo impatto del medico neofita è la constatazione che gli alimenti sono spesso molto più importanti per le loro proprietà, non ancora del tutto identificate, di interagire con le funzioni ed il metabolismo organico, che per il loro intrinseco valore nutritivo, a proposito del quale tutti hanno sempre ampiamente disquisito. Infatti, nella maggior parte degli studi scientifici che si sono occupati di fisiologia della nutrizione, gli alimenti sono stati elettivamente presi in considerazione per i principi attivi che li caratterizzano, per il calcolo quantitativo delle calorie, qualche volta per il contenuto in oligoelementi. Nell’era della medicina tecnologica e specializzata, le sporadiche ancorché oggettive osservazioni circa gli effetti fisiopatologici e le variazioni funzionali, secondarie all’assunzione di determinati alimenti, non hanno mai stimolato i ricercatori ad ipotizzare la possibilità di un loro impiego terapeutico nella patologia umana. Compito della Bioterapia Nutrizionale è quello di studiare e testare il potere farmacologico degli alimenti, dimostrandone i risultati nella pratica clinica; solo chiarendone il razionale dell’impiego terapeutico nelle varie patologie e proponendone schemi d’applicazione capaci di risposte inequivocabilmente costanti, sarà possibile, per questa metodica terapeutica, avere i requisiti necessari per ottenere l’attributo di “scientifica”. Ogni alimento non è importante solo per il suo contenuto nutrizionale e per i suoi “principi attivi”, ma anche per tutti i cofattori e per l’insieme armonico che la natura ha predisposto. Se a due soggetti ipertesi si somministrano pillole composte con estratti di aglio o con aglio intero fresco, si vedrà che solo nel secondo caso l’effetto equilibrante sulla pressione arteriosa si manifesterà con riduzione del tono arteriolare, ma anche con la regolazione fisiologica della pressione differenziale; stesso discorso vale per le preparazioni ottenute mediante la macerazione dell’aglio in olio, in quanto, anche in questo caso, la soluzione oleosa conterrà solo le sostanze volatili liposolubili dell’aglio. Nella letteratura scientifica sono innumerevoli gli esempi di utilizzo dei singoli principi farmacologici contenuti negli alimenti, privilegiando una parte a discapito del tutto. Per esempio, a partire dalle osservazioni empiriche riguardanti l’azione antinfiammatoria dell’ananas, la chimica farmacologica ha estratto da questo frutto il principio attivo “bromelina” proponendolo sotto forma di farmaco brevettato. Al contrario, in Bioterapia Nutrizionale si impiega il frutto in toto associato con alimenti contenenti vitamina C; i risultati sono molto più intensi ed immediati, in quanto si sfruttano anche le proprietà fluidificanti dell’ananas, con aumento della velocità di circolo e riduzione dei tempi di guarigione. In realtà, ogni prodotto che la natura mette a disposizione dell’uomo veicola sempre una molteplicità di sostanze dotate di un insieme di effetti fisiologici; la conoscenza quantitativa è quella più immediata e superficiale. Non meno importanti sono le informazioni di tipo energetico, direttamente dipendenti dal tipo di alimento, dalla sua integrità biologica e dal modo in cui viene proposto all’organismo. Per esempio, l’effetto fisiologico “informativo” di un alimento costituito da una radice commestibile è totalmente diverso da quello di una foglia, di un fiore o di un frutto. In tutto questo, importanza fondamentale assume il concetto di “unità”. Quando, per esempio, si utilizza una zucchina, una melanzana o una mela, per l’organismo l’informazione dell’alimento in toto è più importante rispetto alla quantità calorica dell’alimento stesso o di una sua parte. Per questa ragione, l’alimentazione si può considerare, a tutti gli effetti, la base ed il sostegno di ogni terapia; in quanto tale, essa stessa può essere causa di malattia, se viene impiegata in modo improprio. L’organismo è biologicamente predisposto a riconoscere simile a sé la maggior parte dei cibi commestibili, motivo per il quale non dispone di meccanismi selettivi e difensivi, come avviene rispetto alla maggior parte dei farmaci di sintesi. Un alimento “penetra” velocemente e completamente nel profondo dei metabolismi organici: riconoscendolo come “amico”, di fronte ad esso l’organismo non ha difese. Ecco perché il soggetto che utilizza alimenti allergizzanti, come possono essere la fragola o i frutti di mare, si trova a contatto immediato con le sostanze responsabili della manifestazione patologica; analogamente, il consumo di fave, nelle persone soggette a favismo, scatena una crisi immediata che può essere molto grave: ciò avviene anche in alcune intolleranze alimentari o nelle intossicazioni da antiparassitari veicolati dai cibi trattati. Per il destino nutrizionale e terapeutico di un alimento, è decisivo anche il sistema di cottura che viene utilizzato. Consideriamo due fettine di carne di vitello, dello stesso peso, cotte in olio nella stessa padella. La prima si bagnerà nell’uovo e poi si metterà nel pan grattato, l’altra prima nel pan grattato e poi nell’uovo; pur impiegando i medesimi ingredienti, viene solamente invertito l’ordine del loro utilizzo. Il risultato sarà quello di due prodotti profondamente diversi dal punto di vista organolettico e nutrizionale. La carne passata prima nell’uovo e poi nel pan grattato potrà essere utilizzata anche da una persona che soffre di coliche epatiche, in quanto non adsorbirà i lipidi resi saturi dalla temperatura elevata; quella passata prima nel pan grattato e poi nell’uovo avrà un sapore molto più gradevole, ma aggraverà la sintomatologia dei soggetti con patologie epato-biliari, per l’imbibizione lipidica e la denaturazione proteica che, in questo caso, coinvolgerà anche l’uovo. Dunque, i sistemi di cottura e gli strumenti utilizzati sono, in Bioterapia Nutrizionale, importanti quanto gli alimenti stessi. Cuocere i cibi nelle casseruole con bordi alti significa far sobbollire, il che determina una ritenzione di liquidi che imbibiscono l’alimento, riducendone notevolmente la digeribilità; al contrario, l’utilizzazione di una pentola o di una padella a bordi bassi e dilatati permette di ottenere: una cottura più rapida, con minore riduzione del potere nutrizionale, una disidratazione che agevola il lavoro dei succhi gastrici ed una minore ossidazione dell’alimento. Di fatto, l’equilibrio e la regolazione fisiologica dell’organismo umano si realizzano prioritariamente attraverso la struttura e l’informazione apportata dagli alimenti. Infatti, lo stato di salute e di nutrizione costituiscono il risultato dell’interazione tra i nutrienti e la loro possibile utilizzazione da parte dell’organismo; quest’ultimo trasforma i nutrienti in energia, che può essere espressa in calorie quantitativamente misurabili. Il semplice calcolo delle calorie, però, non tiene conto delle riparazioni, delle correzioni e degli eventuali danni che gli alimenti, scissi nei loro principi elementari, riescono a causare. Per esempio, 100 g di pasta al pomodoro si traducono invariabilmente in una precisa quota calorica; tuttavia, le reazioni che possono produrre nell’organismo umano sono molto diverse, a seconda delle variabili individuali del soggetto in trattamento: se ad usufruirne è un individuo con ipofunzione tiroidea, i 100 g di pasta al pomodoro rischiano di ridurre ulteriormente il livello di attività della ghiandola, con conseguente aumento ponderale; se il soggetto è tendenzialmente ipertiroideo, ne trarrà un vantaggio immediato, per l’azione di sedazione neurologica operata dai carboidrati e dal triptofano della pasta; infine, se si è in presenza di un ipertiroidismo marcato, l’aumento della increzione di insulina, secondaria all’assunzione degli idrati di carbonio, provocherà una ulteriore sollecitazione tiroidea, con conseguente poliuria e riduzione del peso corporeo. In tutti i casi l’associazione alimentare proposta è la stessa, le calorie sono identiche, ma gli effetti fisiologici sono notevolmente differenti. Lo scopo di questo libro è quello di fornire conoscenze, non solo relative ai principi nutrizionali dei vari alimenti e delle loro associazioni, ma anche dei loro diversi destini metabolici, a seconda del contesto clinico nel quale vengono utilizzati. L’organismo umano, fino al momento della morte, tende a mantenere la propria integrità ed a salvaguardare le funzioni vitali. La maggior parte dei nutrienti proposti, quindi, serviranno a preservare i comuni meccanismi di sopravvivenza, prima ancora di reintegrare le riserve organiche depauperate. Infatti, se una donna riduce pericolosamente l’apporto alimentare di grassi, soprattutto del colesterolo, il primo risultato sarà una irregolarità del ciclo mestruale; il colesterolo residuo verrà utilizzato prima di tutto per la produzione di anticorpi (cosa che servirà a preservare la vita), poi a formare ormoni (cosa che servirà a trasmettere la vita). Senza eccezioni, con le appetenze e le avversioni alimentari, l’organismo manifesta esplicitamente i suoi bisogni. E’ sufficiente osservare i bambini e gli adolescenti, per rendersi conto di come le proteine preferibili vengano scelte spontaneamente secondo il fabbisogno temporaneo e la possibilità di metabolizzarle. I bambini (tranne quelli affetti da patologie allergiche ) adorano latte ed uovo; il latte preferito non è quello adattato, né quello di soia, ma quello dei mammiferi. Nella prima infanzia esiste una ricerca spasmodica dell’uovo, che di tutte le proteine è quella nobile per eccellenza; nonostante i luoghi comuni e le informazioni pseudo-scientifiche, che lo considerano fonte presunta di aggravamento della funzione epatica, esso è l’alimento che meno di tutti affatica gli emuntori e più di ogni altro costituisce un segnale energetico di accrescimento. Nella seconda infanzia, più che per il pesce, aumenta l’appetenza per la carne. Il bambino, però, gradisce particolarmente la carne bianca, soprattutto se essa viene proposta panata e fritta, o sotto forma di polpette; è rarissimo vedere un bambino di 7-8 anni mangiare la bistecca, l’arrosto o il coniglio. La necessità della frittura nella seconda infanzia è legata al forte stimolo epatico prodotto da questa modalità di cottura; tale stimolo è necessario negli adolescenti per l’elaborazione e lo smaltimento dei cataboliti secondari ai complessi processi di accrescimento e per facilitare il metabolismo epatico degli ormoni, in aumento in questa età della vita. E’ solo alle soglie dell’adolescenza che il bambino (soprattutto il maschio) all’improvviso inizia a chiedere con insistenza il filetto o la bistecca; gli androgeni in marcato aumento condizionano una richiesta di proteine della carne rossa per formare la massa muscolare. Con l’aumentare dell’età, permane l’appetenza spontanea nei riguardi delle proteine animali, con progressiva preferenza per quelle del pesce; queste ultime non sono gradite dai bambini, in quanto lo stimolo tiroideo indotto dal loro contenuto in iodio costituirebbe un eccesso non necessario per il loro già rapidissimo metabolismo. Nel bambino non è improbabile notare periodi di ricerca della carne cruda, in particolare quando i momenti di crescita provocano una relativa tendenza all’anemia; la carne, per il suo contenuto in ferro, niacina, tiamina, lipidi e glicogeno, rappresenta un alimento di alto valore nutrizionale. Con il passare degli anni, per il fisiologico rallentamento della tiroide e per la vita sempre più sedentaria, lo stimolo tiroideo diventa indispensabile per sostenere il tono generale dell’organismo. Nell’anziano, infine, si riduce l’appetenza per le proteine, ad iniziare da quelle della carne rossa, quelle del pesce e, addirittura, quelle dell’uovo. L’organismo dell’anziano non sopporta l’aggravamento della funzione renale provocato dalle scorie azotate della carne rossa; subisce l’aumento dell’eccitabilità conseguente al consumo del pesce e non ha motivo di desiderare molto neanche l’uovo, alimento polarizzato verso un destino di accrescimento e di moltiplicazione che non appartiene più all’ultimo periodo della vita umana. Come nella prima infanzia, la fonte proteica richiesta con insistenza dall’anziano è il latte; esso, per l’azione sedativa degli zuccheri, del calcio e della serotonina, riduce l’irritabilità neurologica, non impegna particolarmente i metabolismi organici ed è diuretico senza comportare una perdita di elettroliti. Consumato con il pane, come pasto serale, apporta una quota di zuccheri, proteine e grassi sufficienti per le necessità nutrizionali della terza età. Spesso, nella programmazione di una dieta alimentare, tra gli altri scopi terapeutici, ci si pone quello del raggiungimento del peso forma del soggetto in trattamento. La definizione standard del soggetto obeso è quella di un individuo che introduce troppe calorie rispetto ai suoi reali bisogni; per questa ragione si propongono diete di ogni tipo, basate su calcoli calorici, predeterminate per organismi che il più delle volte non sono in grado di accoglierle. L’assetto metabolico, determinato dallo stato psichico e dalle condizioni del sistema ormonale, è diverso da individuo ad individuo e, nello stesso soggetto, in epoche diverse. Nessun organismo è mai perfettamente “sano”, per cui, se non si tiene conto della specificità individuale e delle oscillazioni funzionali, non si potrà mai istituire una dieta dimagrante mirata sulle necessità reali del soggetto in trattamento. A riprova dell’importanza dell’equilibrio ormonale c’è la constatazione della forma fisica del paziente, la cui variazione, a parità di peso e di epoche della vita, dimostra il rapporto diretto che intercorre tra le localizzazioni anatomiche degli accumuli adiposi e gli adattamenti ormonali. Un accumulo adiposo, localizzato preferenzialmente all’addome ed ai fianchi, è segno di una ridotta funzionalità tiroidea; quando, invece, esso è evidenziabile sulla faccia esterna della coscia, è indice di un accumulo di estrogeni, causato dalla loro ridotta metabolizzazione epatica; infine, il grasso marcatamente depositato nella regione superiore del corpo, in particolare sulla nuca e sulle spalle, evidenzia una condizione di iperandrogenismo. Pertanto, le soluzioni alimentari dovranno ricreare un equilibrio riguardante la funzione degli organi sollecitati in modo improprio dagli ormoni. Nell’iperestrogenismo bisogna stimolare la funzione epatica, in modo da facilitare la glicurono-coniugazione degli ormoni, allo scopo di renderli idrosolubili per consentirne l’eliminazione renale; nell’iperandrogenismo deve essere posta massima attenzione alla funzione del rene e dei surreni, in quanto l’impiego di alimenti non adatti aggraverebbe ulteriormente l’eccesso degli androgeni; nell’ipotiroidismo, infine, è necessario proporre una dieta ricca di alimenti ad alto tenore di iodio. Il pasto è una costruzione complessa di alimenti che possono, in successione, potenziare o inibire organi e funzioni. Un esempio può essere la ricerca di un effetto diuretico, che non sia l’ennesimo, generico ed antifisiologico consiglio di aumentare il consumo di acqua, il cui risultato certo è solo un affaticamento della funzione renale di fronte ad un carico idrico spropositato. Si può avere un aumento della diuresi prescrivendo cibi diuretici: finocchi crudi, cicoria o ananas; in questo caso, lo stimolo alla minzione è quasi immediato, una o più volte nella prima ora dopo il pasto ma, dopo la seconda ora dal pasto, la soluzione proposta riduce il tono metabolico e quindi l’organismo “non può più perdere liquidi”. Si può aumentare la diuresi stimolando la tiroide: carpaccio di pesce, insalata e mandarini; la diuresi aumenta nettamente nella prima ora, ma questa volta si mantiene sostenuta per almeno tre ore, in virtù dello stimolo iodato costituito dal pesce. Infine, si può aumentare la diuresi stimolando il fegato: carciofi crudi, carne ai ferri e pesca; la diuresi parte non prima della seconda ora e raggiunge l’acme tra la seconda e la terza o tra la quarta e la quinta ora, quando entrano in gioco, rispettivamente, la funzione epatica, che disimbibisce ogni singola cellula e la funzione renale, a cui giungono cataboliti molto ben elaborati. Una soluzione non è superiore all’altra, a dirigere la scelta c’è l’intelligenza del medico, l’organismo del paziente ed il “momento metabolico” in cui esso si trova. Tuttavia, a complicare le cose ci sono le terapie farmacologiche, che costituiscono quasi sempre motivo di forte impegno da parte dell’organismo; quest’ultimo deve metabolizzare i cataboliti tossici dei farmaci, deviando la sua potenzialità vitale a discapito del mantenimento della salute. E’ questo il motivo per il quale molti individui si giovano di una dieta idrica o di un semi digiuno; queste pratiche, lungi dall’essere convenienti per l’organismo, sono sempre un segno di latenza patologica, soprattutto quando sembranoparticolarmente “efficaci”, a dimostrazione di una tossicità organica che ha superato i livelli di guardia. Questo libro, sicuramente perfettibile, si occupa degli alimenti e delle loro associazioni alla luce della fisiologia e della fisiopatologia umana. Dei singoli alimenti sono esposte le caratteristiche nutrizionali ed energetiche, l’azione che esplicano a carico dei principali organi e funzioni, le indicazioni e le controindicazioni nel loro impiego in soggetti affetti da stati patologici e, infine, il potenziamento o l’inibizione del loro effetto nutrizionale e terapeutico quando vengono associati con altri alimenti.

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MENOPAUSA

Introduzione
Questo testo, di carattere scientifico-divulgativo, rappresenta un tentativo di guardare con uno sguardo sereno ad un’epoca della vita, cercando di comprenderla attraverso i suoi simboli e di sostenerla nelle sue difficoltà. Molto spesso la Medicina osserva l’evoluzione dell’uomo con un’ottica particolare, rivolta principalmente alla ricerca di molecole chimiche capaci di modificare il corpo e il suo funzionamento. Se, nei secoli precedenti, era disposta ad attendere e a controllare gli spontanei processi autoriparativi del corpo, oggi è diventata sempre più interventista. Essa considera un valore l’essere anticipatoria, prevenire, con una cura farmacologica, di cui si conoscono gli effetti collaterali certi, una patologia che, forse, si instaurerà. Raramente nei testi scientifici attuali si trovano riflessioni su quanto questo interventismo possa essere, esso stesso, causa di patologie. La donna oggi si trova a vivere circa un terzo della sua vita dalla menopausa in poi e, dato il grande interesse che la società contemporanea pone alla lotta all’invecchiamento, era prevedibile che le industrie farmaceutiche avrebbero fatto grossi sforzi per trovare terapie mirate a rallentarlo. La considerazione che questo rallentamento potrebbe essere solo superficiale e aleatorio è di scarsa importanza; i mass-media e, purtroppo, a volte anche il mondo scientifico, si sono affannati a dichiarare che la scarsa richiesta della terapia ormonale sostitutiva è legata ad una discrepanza tra la velocità del progresso tecnico-scientifico e la lentezza della maturazione psicologica della donna. In realtà, l’unico vero interesse della donna è quello di ridurre i disturbi del climaterio e le malattie tipiche dell’invecchiamento; queste ultime possono essere facilitate dalla menopausa, non indotte. Non è desiderio della maggior parte delle donne utilizzare, in nome del mito delle mestruazioni, terapie molto pericolose per la loro incolumità fisica. Il nostro approccio medico è di tipo alimentare. Abbiamo studiato il periodo menopausale con le sue modificazioni ormonali e metaboliche e ci siamo resi conto che l’alimentazione era in grado di correggerne i disturbi e ridurne i rischi patologici. A titolo di esempio, abbiamo riportato e discusso dei periodi di dieta, per dimostrare come, in ambito medico, si possa operare con l’alimentazione, rendendola non più una disciplina di supporto al farmaco, ma strumento diretto di cura e prevenzione. Per molti anni la Medicina si è occupata principalmente dei problemi dell’età infantile e giovanile, considerando di minor interesse le condizioni cliniche legate all’invecchiamento. Ora che l’aspettativa media di vita nei Paesi Occidentali è passata dai 60-65 anni degli anni Sessanta ai 75-80 anni degli anni Novanta, l’interesse per la terza età è necessariamente aumentato. Mentre l’uomo vive la sua storia di invecchiamento in modo progressivo, la donna incontra come tappa obbligata e definita lamenopausa, ossia la scomparsa del ciclo mestruale. Con essa finisce l’età fertile, e quindi riproduttiva, e iniziaun’epoca conservativa; se fino ad allora l’organismo si è comportato privilegiando il tentativo di trasmissione della specie, da questo momento in poi è impegnato totalmente nel mantenere la propria integrità, che fisiologicamente declina con tempi e modi diversi per ogni persona. La donna si trova a vivere circa un terzo della sua vita in questa fase, quindi è di fondamentale importanza conoscerne i limiti, ma anche le risorse, per poter sfruttare a pieno le proprie possibilità. Tra i molti aspetti coinvolti nella menopausa, nessuno è più fortemente negativo dell’implicazione individuale e sociale che la donna in menopausa “sta invecchiando”. Nel ciclo vitale biologicamente determinato della nostra specie, infatti, la menopausa comporta la comparsa o l’accelerazione dei processi di invecchiamento. La velocità con cui avvengono, però, è legata a come si è vissuta la vita precedente, agli eventi subiti, alla personalità della donna, ma anche alla capacità della donna di accettarla senza inutili modifiche, mettendo in atto strategie alimentari e mentali capaci di sostenere questo periodo. Attualmente la tendenza scientifica è di proporre una psicologia detta “dell’azione”. Con essa la donna, agguerrita contro il passaggio del tempo, perché armata di mezzi tecnologici, dovrebbe combattere più efficacemente la sua battaglia contro l’invecchiamento e quindi restare “sessualmente” più competitiva, sia a livello personale che lavorativo. Ci si chiede se, dietro queste apparenti aperture di veduta, non si nascondano comportamenti più rigidi dei vecchi giudizi sull’invecchiamento pre e post-menopausale. Non è possibile che il risultato di tanti anni di lotte per l’emancipazione femminile sia ridotto alla necessità di rimanere apparentemente più giovani nell’aspetto o nel funzionamento degli organi. In questo modo si rimane legati agli aspetti consumistici con cui le singole realtà culturali condizionano la soggettività della donna in menopausa. Lo scorrere degli anni porta naturalmente le donne verso l’apice giovanile, verso la menopausa e poi alla fine della vita. Scrive Jung in “Anima e Morte”… “la curva della vita psicologica non vuole tuttavia adattarsi a questa legge naturale… Uno rimane indietro rispetto ai propri anni, conserva la propria infanzia, come se non potesse staccarsi dal suolo; trattiene le lancette e immagina con ciò che il tempo si arresti. E se alla fine è giunto con qualche ritardo alla cima, torna a fermarsi anche lì, psicologicamente; e quantunque sia evidente che sta già scivolando dall’altra parte, si aggrappa - non foss’altro che con lo sguardo che persiste a volgersi indietro – all’altezza già raggiunta… In genere si resta attaccati al proprio passato, fermi nell’illusione di restare giovani.” La menopausa, attraverso il suo simbolo cardine (l’assenza di sangue), rappresenta per tutte le donne, anche le più equilibrate, un momento di difficile elaborazione. La perdita del mestruo è accompagnata da altre perdite, prima tra tutte, quella di poter generare figli. L’impossibilità a generare, infatti, è aggravata dal distacco dei figli esistenti, che hanno ormai raggiunto l’età dell’autonomia. Sapere di non poter procreare genera malinconia, poiché, nella vita di ognuno, c’è il desiderio di concepire, per proiettarsi nel futuro. Per molte donne la maggiore difficoltà menopausale è anche legata alla rielaborazione simbolica del rapporto con l’uomo e la società. Marianna Leibl scrive in“Psicologia della donna” … “Molte donne, abituate a sedurre e a dominare, soffrono molto delle delusioni e delle sconfitte derivanti dalla diminuzione del fascino fisico, e risentono di un forte complesso d’inferiorità… L’ età matura può procurare delusioni e difficoltà anche nel campo professionale, dove la concorrenza di elementi giovani, capaci e competenti, è molto grande e costituisce un serio problema per la donna attiva che lotta per la sua esistenza e che sente il bisogno di riconoscimenti e di soddisfazioni”. A volte la menopausa coincide con l’epoca del raggiungimento degli obiettivi, soprattutto professionali; in questo caso la sensazione di perdita è mitigata dalla pienezza emotiva generata dal raccolto. In ogni caso la tendenza depressiva insita in questo passaggio può essere, a nostro avviso, superata soltanto accettandolo. Tentare di arrestare la menopausa con presidi farmacologici, rimandandola, fa solo restare aperto il problema, lo rinvia, non lo risolve, e non dà alla donna la possibilità di estrapolarne delle ricchezze attraverso l’elaborazione dei suoi simboli. Sempre Jung dice: “ E’ un grande errore pensare che il significato della vita sia esaurito col periodo della gioventù e dell’espansione; che, per esempio, una donna che ha superato il periodo della menopausa è “finita”.Il pomeriggio della vita è pieno di significato come il mattin ; solo che il suo significato e il suo scopo sono differenti. L’uomo ha due scopi: il primo, naturale, la procreazione dei figli e il lavoro di protezione della covata; ciò comporta l’acquisizione di denaro e di posizione sociale. Quando questo scopo è raggiunto, una nuova fase ha inizio: lo scopo culturale… Nessuna meraviglia che molte brutte nevrosi compaiono all’inizio del pomeriggio della vita. E’ una specie di seconda pubertà, un altro periodo di disordine e di agitazione non infrequentemente accompagnato da tempeste passionali: l’età pericolosa. Ciò che il giovane trovava e doveva trovare fuori, l’uomo nel pomeriggio della vita deve trovarlo in se stesso”. Assecondare la menopausa, comprenderla nella sua fisiologia, può aiutare ad attraversarla. Le favole insegnano. In esse le mamme e le fate sono sempre giovani, belle e buone, mentre le suocere, le streghe, le matrigne sempre vecchie, brutte e cattive. Sono le donne che hanno paura di essere sostituite, di perdere il loro potere, e quindi tirano fuori i loro lati peggiori; sono però anche più divertenti e più attive, cercano soluzioni, preparano intrighi: sono fattive. Se la donna riuscisse a mantenere questa dinamicità, superando la paura della perdita, sicuramente, dalla menopausa in poi, avrebbe molto da dire. E’ inquietante la considerazione che il suo nuovo equilibrio ormonale sia più mascolino. Lei, che ha dovuto faticare tanto per definirsi di fronte all’uomo e valorizzare la sua diversità, dalla menopausa in poi, spontaneamente, si riavvicina a lui, funzionando in modo simile. La Vita ha dato comunque sempre alla donna il dinamismo, è lei che cambia continuamente di stato, avvicinandosi e allontanandosi ciclicamente. Quindi anche se durante e dopo il climaterio riceve una profonda ferita narcisistica poiché perde quanto aveva acquistato durante la pubertà e consolidato nell’età matura, è sempre la sua intelligenza e il suo naturale dinamismo che potranno farla adattare al nuovo stato. La vita ormonale dell’uomo è caratterizzata dalla fissità, quella della donna dal divenire. Cambiare di stato implica spendere energie, cercare nuovi equilibri e adattarsi ad essi; la mente e il corpo sono costantemente sollecitati al cambiamento. Dalla menopausa in poi, la Vita non chiede più questi grandi sforzi, regala un equilibrio più statico e la donna può riposare di più. Scema la ricchezza ideativa ma aumenta la profondità del pensiero, la capacità di cogliere gli aspetti generali ed essenziali. La donna può, alla luce dell’esistenza svolta, trasmettere non la vita, ma ciò che la alimenta: il pensiero. Perché, in tutto questo, c’è da chiedersi, non accettare da parte della donna l’aiuto della terapia ormonale sostitutiva, che riduce i disturbi menopausali e quindi rende meno faticoso questo passaggio? Perché è un aiuto fittizio, che nasconde pericoli per l’incolumità del suo corpo. La nostra posizione nasce dalla grande fiducia verso i processi naturali, più che dalla sfiducia verso i presidi farmacologici. La Vita non va mai contro l’essere umano; se quest’ultimo non contrasta i processi di guarigione, dopo un periodo di destabilizzazione, quale è il climaterio, il corpo ritrova un suo equilibrio. Questo non è mai pericoloso; al contrario sopprimere delle funzioni, alterarne altre, mettere il corpo in una condizione difensiva (tale fa qualunque tipo di farmaco) modifica il suo funzionamento scoprendo i punti deboli. Quindi, in un progetto di tutela della salute, si può affrontare la menopausa senza nessun aiuto farmacologico esterno. L’intelligenza permetterà di riflettere e trovare un senso in quello che accade; l’alimentazione sosterrà il corpo nel tentativo di capirne i punti deboli rinforzandoli; l’atteggiamento più “filosofico” verso la vita darà maggiore saggezza e quindi serenità e calma interiore. La menopausa va solo attraversata, non combattuta.

PRESSO "VIS SANATRIX NATURAE"


NUTRIZIONE E FUNZIONI ORGANICHE

Introduzione
Dall’inizio della vita extrauterina, l’alimentazione e la respirazione costituiscono il sostegno ed il supporto indispensabile per l’energia vitale dell’individuo, in sostituzione di quanto avveniva durante la vita intrauterina, attraverso la barriera placentare: non esistono soluzioni alternative né per l’accrescimento, né per il mantenimento della salute e della vita. Con la sua intelligenza e con le sue ricerche, l’uomo è stato capace di superare la maggior parte delle difficoltà che creavano condizioni incompatibili con la vita, utilizzando interventi chirurgici o terapie farmacologiche attuate anche con prodotti di sintesi. Senza voler togliere nulla al progresso scientifico, questo libro nasce dalla costante osservazione della incredibile capacità riparativa della natura e di come quest’ultima possa essere spesso ostacolata proprio dal troppo frettoloso intervento dell’uomo. Tutte le Civiltà ci parlano di medicine naturali, frutto a volte di conoscenze empiriche, spesso di un sapere tramandato nel corso delle generazioni; senza eccezioni, tutte attribuiscono un’importanza fondamentale al mantenimento dello stato di salute del corpo, grazie al cibo. Se l’umanità è sopravvissuta per migliaia di anni, quando ancora non esistevano i ritrovati della moderna ricerca medica e farmacologica, forse è ingiusto e privo di buon senso ignorare le osservazioni degli Antichi, considerandole poco scientifiche o ingenue, solo perché ancora non adeguatamente verificate dalla scienza moderna. Probabilmente, oggi sopravalutiamo il potere curativo dei farmaci, a discapito dell’utilizzazione della capacità terapeutica degli alimenti stessi e della possibilità di operare prevenzione delle malattie tramite una corretta alimentazione, una maggiore attenzione all’inquinamento atmosferico ed elettromagnetico e ad un ritmo di vita che sia più rispettoso della fisiologia del corpo. Nel cibo naturale e genuino, opportunamente utilizzato, sono contenute tutte le potenzialità per costruire, sostenere e riparare. I neonati raddoppiano e triplicano il peso corporeo, costruendo ossa, muscoli e connettivo..., nutrendosi esclusivamente di latte; i più fortunati sono quelli che ricevono il latte materno, che non è né scremato, né pastorizzato, né liofilizzato, né addizionato di alcunché, se la madre gode di ottima salute: inoltre, essi avranno una maggiore resistenza alle malattie durante tutto l’arco della loro vita perché, insieme al latte materno, assumono contemporaneamente tutti gli anticorpi della nutrice, realtà che la medicina ufficiale non può negare, né sottovalutare. Il neonato, alimentato artificialmente (laddove non ci fosse il latte materno), o attraverso le vie parenterali, certamente si accresce, ma tutti questi tipi di alimentazione molto spesso saranno responsabili dei danni, rilevabili nelle anamnesi future, in quanto l’organismo non è biologicamente predisposto all’accrescimento e allo sviluppo, se non attraverso il primo alimento che è il latte materno, fisiologica prosecuzione della gestazione. Abbiamo avuto un periodo di tempo, dagli anni ‘60 agli ultimi anni ‘70, in cui l’importanza del latte materno veniva sottovalutata, se non addirittura ignorata, a vantaggio di prodotti artificiali, perfettamente bilanciati e completi, preferiti, inoltre, per la loro sterilità batteriologica e per la possibilità di affidare ad altri il neonato, disgiungendolo dalla madre, magari impegnata nel lavoro. Nella superbia della scienza, e a vantaggio delle ditte produttrici, si pensava di poter impunemente sostituire la natura. A distanza di anni, si è visto che gli individui alimentati con latte artificiale o animale, compreso il latte vaccino delle grosse aziende, hanno manifestato quasi tutti delle patologie che, se non corrette in tempo, peggioravano con l’andare degli anni. Individui che oggi, a quaranta-cinquanta anni, presentano forme di allergie respiratorie, difficoltà digestive e stipsi ribelli alla terapia farmacologica, sono spesso soggetti che si rivolgono ai più vari specialisti, senza però riuscire mai più a ritrovare un fisiologico equilibrio intestinale. Se si ripercorre anamnesticamente la loro storia alimentare, si scopre molto spesso che alla nascita non hanno preso il colostro, o che sono stati allevati con latte vaccino industriale, o con latte artificiale prodotto chimicamente. Senza dubbio, per rendere possibile la vita e la perpetuazione delle specie viventi, la natura fornisce tutto ciò che serve. Fin dal 1960, questa considerazione motivò la dottoressa Domenica Arcari Morini a studiare, osservandoli attentamente, gli effetti degli alimenti nella fisiologia e fisiopatologia del corpo, ponendo particolare attenzione alla diversità di azione di alimenti considerati analoghi (ad esempio, indivia riccia, indivia belga, scarola), nonché all’appetenza dell’individuo per determinati alimenti o alla diversa risposta dell’organismo allo stesso alimento in momenti diversi (o preparato e proposto in modo diverso), studiando infine l’interazione tra il cibo e il “momento” organico. Nel 1994, incuriosita dalle affermazioni e dai risultati vantati dalla ideatrice del metodo, la dottoressa Anna D’Eugenio iniziava la sua preparazione, seguita nel 1996 dal dottor Fausto Aufiero e dal dottor Vincenzo De Paola, a cui si sono aggiunti negli anni seguenti altri medici. Come medici, siamo stati abituati a valutare solo ciò che è misurabile e pesabile, ritenendo veramente patologico solo quello che i sensi fisici e le macchine possono documentare; in realtà, la malattia inizia sempre molto prima come disturbo funzionale, per trasformarsi, poi, in vera e propria patologia, se non si sanno ascoltare, raccogliere ed interpretare tutti i segni che ripetutamente il corpo manifesta. Spesso accade che i responsabili delle patologie siamo proprio noi stessi in quanto, per comodità e pigrizia, ci alimentiamo e ci comportiamo in modo non conforme alle necessità organiche. Infatti, se è dannosa la carenza di un principio nutritivo, altrettanto è dannoso l’eccesso dello stesso, ma a questa elementare verità pochi si uniformano, preferendo un’insensata gestione, purché non impegnativa. Ecco perché, in Bioterapia Nutrizionale®, le indicazioni sono a volte tassativamente precise (una sola arancia, 150 g di carne, ecc.); infatti, la fisiologia insegna che l’eccesso di una sostanza può bloccare una funzione, al pari di una sua carenza. Così come, se si blocca un braccio sano al collo con una fascia e lo si tiene fermo per una settimana, questo braccio “a riposo”, quindi non stimolato dalla sua funzione, perderà vigore e richiederà un tempo di recupero tre volte superiore rispetto a quello dell’inattività. La vita è sostanzialmente attività ed è programmata per funzionare in modo dinamico, per cui il sostegno e la stimolazione costante è una regola fondamentale per ogni distretto organico. Invece, ogni volta che si usa un tutore dove non serve, l’effetto inevitabile è l’inibizione della funzione fisiologica autonoma dell’organismo. Se si dimentica, o non si sa mettere in pratica il concetto vitale che è “sempre la funzione che crea l’organo”, mai l’inverso, si finirà per impedire al corpo di funzionare, aprendo la strada alla disfunzione prima, e alla malattia poi. L’energia è prima della struttura, la forza vitale “costruisce” la forma: questo è ciò che il medico trascura troppo frequentemente. Prendiamo ad esempio un diabetico insulino-dipendente: l’insulina somministrata dall’esterno è un tutore, a volte indispensabile, che però finisce per bloccare per sempre la residua capacità produttiva delle isole di Langherans, non evitando in tutto questo al paziente i danni a lungo termine del diabete. Questo tipo di regolazione glicemica non sarà mai fisiologica, non potendosi sostituire ai normali feed-back dell’organismo. Questo libro è stato il primo di alcuni volumi in progetto, con i quali cercheremo di esporre chiaramente questa modalità innovativa di utilizzo dell’alimento sia in ambito nutrizionale, come in quello terapeutico, con il fine, forse ambizioso, di poter proporre una terapia possibile anche nei casi in cui la via farmacologica sia preclusa, vuoi da mancata risposta o da intolleranza ai farmaci, vuoi da posizione ideologica del paziente stesso. Data la complessità dell’argomento, l’esposizione e l’apprendimento non possono che avvenire per gradi. In questo volume si affronterà un primo livello di conoscenza diviso in due parti. La prima riguarderà le regole nutrizionali fondamentali per salvaguardare la salute attraverso lo stimolo delle funzioni dei vari apparati; la seconda parte tratterà a livello generale quegli argomenti che saranno approfonditi nei volumi successivi e nelle monografie, proponendo qualche soluzione di immediato utilizzo al fine di poter sperimentare subito la validità del metodo. Poiché lo strumento terapeutico in Bioterapia Nutrizionale®è rappresentato solo dagli alimenti, il secondo volume, già pubblicato, tratta esclusivamente di questi ultimi e delle loro associazioni. In particolare, per ognuno di essi, sono studiate anche le modalità di cottura e l’azione sui vari organi ed apparati. Nel terzo volume verranno affrontate in modo esauriente le patologie e il modo di gestirle, mentre nel quarto saranno affrontate le difficoltà cliniche “sul campo”, con tutte le implicazioni. A parte, e con tempi diversi, cercheremo di rendere disponibili delle monografie su singole patologie. Una certa incompletezza su alcuni argomenti di Bioterapia Nutrizionale nella prima edizione del 1999 ci indusse da subito a lavorare per colmare qualche lacuna nella forma e nel contenuto. I lusinghieri apprezzamenti da parte di tutti i lettori, rispetto a questa “materia” così nuova eppure così antica e intrisa di buon senso, insieme agli utilissimi suggerimenti di cui abbiamo fatto tesoro, ci hanno indotto, in questa seconda edizione, a stravolgere in parte l’architettura dell’opera, allo scopo di renderla più organica ed esaustiva dell’argomento. Infatti, il lettore della prima edizione si troverà di fronte ad un libro modificato, nel quale alcuni capitoli sono stati interamente rielaborati, altri rivisitati e corretti. Ancora una volta, lo scopo del libro non è quello di fornire soluzioni univoche e definitive agli innumerevoli problemi ed ostacoli che le abitudini della moderna civiltà pongono al mantenimento della vita e della salute, ma quello di suscitare nel lettore domande e riflessioni, informandolo in base alla nostra esperienza. Se lo Spirito, per tutto il tempo della vita terrena, ha bisogno del corpo per avere coscienza di sé, rispettare quest’ultimo è, non solo una necessità, ma un dovere. Se voglio che la mia automobile mi trasporti per il mondo, dovunque decida la mia libera volontà, come posso ignorarne la corretta manutenzione? Il risultato di questo nostro lavoro si propone all’attenzione dei lettori, con la speranza di interessarli ed informarli più di quanto non sia stato possibile con la prima edizione.

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RICETTARIO BIONUTRIZIONALE

Introduzione
Associando razionalmente gli alimenti nella composizione dei pasti, la Bioterapia Nutrizionale è una metodica terapeutica che riesce ad influire sulle funzioni organiche del corpo umano per preservare lo stato di salute o per sostenere la Vis Sanatrix Naturae in caso di malattia. Condizione fondamentale è la conoscenza approfondita dei nutrienti e della biodisponibilità dei principi attivi contenuti nelle varie categorie di alimenti. Di questi ultimi è possibile consultare in Letteratura un numero considerevole di testi e studi analitici riguardanti il loro contenuto calorico, nonché le tabelle della loro composizione. Tuttavia, si rivelano frammentari e sporadici i dati riguardanti le variazioni quantitative e qualitative che un alimento subisce quando viene sottoposto al calore, in associazione ai vari componenti indispensabili per le diverse modalità di cottura. La dott.ssa Domenica Arcari Morini, ideatrice del Metodo, in circa quattro decenni di studi, riflessioni, verifiche e sperimentazioni “in vivo”, confermate dai risultati clinici sui pazienti, è riuscita a compiere un fondamentale salto di qualità nel campo della nutrizione. La domanda che si è posta potrebbe essere formulata nel seguente modo: “Come associare gli alimenti che compongono un pasto in modo che le loro proprietà ed i loro nutrienti realizzino una sinergia d’azione a vantaggio del paziente”. La tappa successiva è stata quella di programmare una sequenza temporale di pasti che potessero rispondere alla medesima finalità terapeutica, apportando progressive e costanti modifiche, a seconda della risposta sintomatologia, ematochimica e delle indagini strumentali del malato in trattamento. Se è ovvio, infatti, che l’Uomo non si nutre di un solo alimento, è altrettanto vero che non basta considerare un singolo pasto, avulso da quel continuum che, al pari della respirazione e dell’attività neuro-sensoriale, fa della nutrizione il sostegno ed il cardine fondamentale della vita. Se tutto l’edificio della Bioterapia Nutrizionale poggia su queste considerazioni basilari, resta il fatto che, senza uno studio approfondito dei singoli alimenti in tutte le loro modalità di preparazione e cottura, il medico nutrizionista, sia pur capace di fare diagnosi sofisticate e di intuire le necessarie strategie terapeutiche, sarebbe come un generale che, non conoscendo a fondo i suoi soldati, sarà impossibilitato a disporli in modo coerente ed efficace. La realizzazione di questo Ricettario, destinato esplicitamente ai medici che vogliano approfondire le possibilità terapeutiche con gli alimenti ed ai pazienti che scelgano di sottoporvisi, non ha altra finalità e scopo. Infatti, decisa la condotta bionutrizionale da seguire nel paziente in trattamento, per il medico nutrizionista è fondamentale conoscere la corretta tecnica di preparazione degli alimenti che prescrive nella composizione dei pasti, in modo da sfruttarne al massimo la biodisponibilità ed il potere terapeutico, oltre quello semplicemente nutrizionale. Nello stesso tempo, solo se il paziente verrà adeguatamente informato, comprenderà che rispettare ed applicare la giusta modalità di cottura contribuirà in modo determinante al raggiungimento del risultato terapeutico. Ad uno sguardo frettoloso e superficiale, le ricette riportate nel libro potrebbero essere considerate simili a quelle di qualsiasi altro ricettario di cucina, ma una valutazione attenta permetterà di scoprire i principi fondamentali che informano la Bioterapia Nutrizionale nell’utilizzo razionale degli alimenti. Tali principi sono citati e discussi negli altri testi pubblicati, ai quali si rimanda. In questa introduzione, ci limitiamo a segnalare quelli che riguardano il contenuto del presente libro: 1 - di tutte le migliaia di possibili ricette di cucina, sono presenti solo quelle che rispondano alle caratteristiche di sana alimentazione e, soprattutto, ne sia stata sperimentata e comprovata una reale efficacia terapeutica nei soggetti malati. Gli stessi componenti aggiunti alla preparazione principale, sia essa la pasta, il riso, le patate, le verdure, o le varie tipologie proteiche, rispondono, non ad una generica aspirazione all’originalità della ricetta, bensì all’efficacia degli effetti che si ritengono utili nell’individuo in trattamento bionutrizionale. Peraltro, nel corso del libro, il lettore ritroverà numerose ricette regionali, le cui modalità di preparazione, codificate da decine o centinaia di anni, e mai modificate in modo arbitrario, costituiscono la migliore garanzia di sicuro beneficio per l’alimentazione della specie umana. 2 - salvo casi particolari, nella maggior parte delle ricette di Bioterapia Nutrizionale si privilegia una cottura di breve durata, con la minima esposizione al calore, partendo dal presupposto che quanto più i nutrienti resteranno integri, tanto più saranno biodisponibili per le esigenze metaboliche dell’organismo umano. Lo scopo sarà quello di avere la minima denaturazione della componente proteica, una ridotta saturazione della quota lipidica, evitando la cristallizzazione eccessiva dei sali minerali, in particolare quelli presenti nelle verdure. 3 - ad eccezione di selezionate e specifiche indicazioni clinico-terapeutiche, nelle preparazioni bionutrizionali si evita l’impiego di lipidi di natura differente, in quanto sono molecole complesse dal punto di vista biochimico e perciò metabolicamente molto impegnative. Infatti, si noterà che le cotture sono realizzate con olio extravergine d’oliva, oppure con burro, ma mai con entrambi i citati componenti lipidici. In alcuni casi, come per la carne di maiale, si sfrutterà il patrimonio lipidico endogeno, senza ulteriori aggiunte. 4 - i fritti, largamente impiegati in Bioterapia Nutrizionale, sono realizzati esclusivamente con olio extravergine d’oliva, il cui basso punto di fumo segnala tempestivamente l’eventuale inizio di saturazione dei suoi lipidi, e quindi anche il momento nel quale il benefico effetto del fritto, in termini di stimolazione epato-biliare, e perciò del metabolismo generale del corpo, si trasformerebbe in danno. 5 - salvaguardata la necessità di genuina alimentazione nei soggetti sani e, soprattutto, di efficacia terapeutica in quelli malati, un principio che informa costantemente la Bioterapia Nutrizionale è la ricerca costante di soluzioni che siano dotate della maggiore gradevolezza possibile per il paziente. Lungi dall’essere semplicemente un dato edonistico, tale principio è parte integrante del percorso terapeutico di questa metodica. A parte la motivazione etica di non mortificare con un’alimentazione sgradevole, se non addirittura punitiva, un individuo già sofferente per la patologia in atto, la motivazione scientifica si basa sul numero considerevole di studi attestanti l’influenza della componente neuro-psichica in tutti i processi di guarigione. A tal proposito si rimanda a tutte le ricerche riguardanti la produzione di endorfine e neuro-modulatori, la cui secrezione, dipendente da eventi esteriori gratificanti, influisce in modo inequivocabile sulle difese organiche e, perciò, sull’evoluzione positiva dei processi patologici. Nelle pagine di questo Ricettario, l’esposizione della tecnica di preparazione degli alimenti è distribuita in ordine alfabetico, in modo da agevolarne al massimo la consultabilità. In ogni caso, prima dell’indice generale, è stato inserito un indice per categorie di nutrienti, in modo da permettere al medico o al paziente di reperire, a colpo d’occhio e sempre in ordine alfabetico, tutte le ricette riguardanti una specifica e determinata tipologia di cibi, siano essi la carne, il pesce, l’uovo, il latte e derivati, la pasta, il riso, le patate, le verdure, la frutta, le spezie, le bevande e tutti i presidi terapeutici bionutrizionali, realizzati con prodotti naturali. Salvo casi particolari, le stesse preparazioni sono presenti anche nei volumi di Bioterapia Nutrizionale Applicata, dalla quale sono state estratte e perfezionate, allo scopo di realizzare un libro molto più agevole, di dimensioni tascabili, utile per una veloce consultazione da parte del medico nutrizionista. Lo scopo degli Autori è stato anche quello di fornire al paziente, che scelga di ricorrere a questa metodica terapeutica con gli alimenti, uno strumento per seguire con esattezza le prescrizioni del medico e ricavarne il massimo beneficio possibile. Le quantità proposte sono quelle genericamente adatte per qualsiasi individuo, salvo modificarle a seconda delle indicazioni nutrizionali o terapeutiche, adattandole al paziente in trattamento bionutrizionale.

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ALIMENTAZIONE IN MENOPAUSA

Introduzione
Questo libro è l'edizione commerciale del libro "MENOPAUSA", presente nella sezione "PRESSO VIS SANATRIX".

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BIOTERAPIA NUTRIZIONALE

Introduzione
Questo libro è l'edizione commerciale del libro "NUTRIZIONE E FUNZIONI ORGANICHE", presente nella sezione "PRESSO VIS SANATRIX".

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IL POTERE FARMACOLOGICO DEGLI ALIMENTI

Introduzione
Questo libro è l'edizione commerciale del libro "GLI ALIMENTI E LE LORO ASSOCIAZIONI", presente nella sezione "PRESSO VIS SANATRIX".

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