Osteoporosi e consolidamento delle fratture ossee

L’organismo è un sistema complesso, rispetto al quale non è possibile ragionare in termini lineari di causa ed effetto. Nonostante i progressi della scienza moderna siamo ancora lontani dall’avere una chiara visione d’insieme. Per esempio, contrariamente al senso comune, il sistema osseo non è statico, ma è formato da una matrice organica proteica impregnata di sali minerali, continuamente e dinamicamente rimodellata da diverse cellule specializzate come osteoblasti, osteoclasti e osteociti.
Quando si parla di osteoporosi, pertanto, non ci si può riferire semplicemente alla mancanza di calcio, ma piuttosto ad una difficoltà dell’organismo nel trattenere e fissare quest’ultimo a livello osseo, processo coordinato da meccanismi fisiopatologici complessi, secondo un sinergismo che implica soprattutto l’attività di fegato, reni, paratiroidi e tiroide.
Molti sono i minerali che favoriscono la buona salute delle ossa, per cui un’alimentazione che varia quotidianamente sarà la prima regola per permettere un giusto turnover di vitamine, sali minerali e nutrienti utili per il funzionamento di organi e apparati. Va aggiunto che l’azione dei minerali a livello organico è regolata da equilibri molto delicati, tanto da generare sinergismi o antagonismi rispetto all’assorbimento e alla deposizione del calcio. Questo rende sconsigliabile l’assunzione di integratori, a meno che non si abbiano precisi dati ematochimici che ne attestino la reale carenza.
Fra le cause di demineralizzazione ossea vanno segnalate prima di tutto la riduzione dell’attività fisica e dell’esposizione al sole da parte della maggior parte degli individui dediti ad attività sedentarie in ambienti confinati, ma anche un’alimentazione industrializzata e troppo ripetitiva che rischia di provocare eccessi da un lato e carenze di nutrienti necessari, dall’altro. Per esempio, un’eccessiva riduzione dei lipidi comporterà la mancanza di quei substrati biochimici indispensabili per la sintesi delle vitamine liposolubili D, E, K e A, a vario titolo implicate anche nella salute dell’apparato scheletrico. Va sottolineato che consumare latte, yogurt e formaggi privati della componente lipidica naturale ridurrà l’assorbimento del calcio e aumenterà l’indice glicemico complessivo del pasto. Oggi si ingrassa per un eccesso di carboidrati e di zuccheri, non perché si consumino troppi lipidi vegetali o animali. Prova ne sia il fatto che negli ultimi decenni si è riscontrato in tutto il mondo un incremento di obesità e osteoporosi nonostante la demonizzazione dei grassi e la diffusione dei cibi a “basso contenuto lipidico”.
Da segnalare che la carenza di acido cloridrico a livello gastrico può disturbare l’assorbimento del calcio. Tale carenza viene spesso provocata dall’uso di antiacidi, attuato a volte senza un’adeguata valutazione gastro-enterologica. Stessa problematica si verifica nei casi di ipofunzione epatica con insufficiente produzione di sali biliari, oppure per abuso di crusca o altre fibre vegetali in funzione lassativa. Anche gli acidi ossalico e fitico inibiranno gli assorbimenti intestinali, compreso quello del calcio, tanto che in caso di osteopenia e osteoporosi bisognerà ridurre l’impiego di verdure ricche di ossalati, come asparagi, rabarbaro, spinaci, crescione, barbabietola, pomodori, etc., oppure eccessive quantità di cereali o farine integrali di grano, orzo, avena e mais, che contengono notevoli quantità di acido fitico.
La riduzione degli estrogeni in post-menopausa viene ritenuta un’altra della cause favorenti la comparsa di demineralizzazione, soprattutto in alcune tipologie costituzionali femminili. Gli estrogeni, infatti, contribuiscono a mantenere positivo il bilancio del calcio organico e la sua deposizione nella matrice ossea, tanto da indurre in passato alla prescrizione della terapia ormonale sostituiva come prevenzione dell’osteoporosi. Oggi se ne sono valutati i numerosi effetti collaterali e, oltre al calcio e alla Vitamina D, si sono resi disponibili farmaci più specifici come alendronati e difosfonati, che vengono prescritti solo nei casi di grave rischio di fratture per osteopenia severa.
Dal punto di vista nutrizionale sarà possibile contrastare l’osteoporosi e la conseguente necessità di instaurare la terapia farmacologica, utilizzando fito- e catecolestrogeni alimentari, purché non siano controindicati per pregresso tumore del seno estrogeno-sensibile. In ogni caso bisognerà garantire un’adeguata quantità di lipidi indispensabili per la sintesi della Vitamina D e consigliare attività fisica ed esposizione ai raggi solari. Per facilitare la deposizione del calcio alimentare nel tessuto osseo, è fondamentale mantenere stabilmente alcalino il pH del sangue, non tanto e non solo riducendo gli alimenti “acidificanti”, come la carne, o esagerando con quelli “alcalinizzanti”, come i vegetali, ma soprattutto stimolando opportunamente i metabolismi organici per garantire una efficiente e regolare eliminazione dei radicali acidi.

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