Obesità “surrenalica” o adrenergica

Tra le varie categorie costituzionali, esistono soggetti le cui caratteristiche neuroendocrine si esprimono con una marcata tendenza anabolizzante. L’incremento ponderale si localizza nelle regioni superiori del corpo, in particolare a livello delle spalle, delle braccia, del collo e del torace, il cui diametro antero-posteriore ha un’estensione superiore alla media. Nei casi più eclatanti risaltano le gambe e le cosce sottili, quasi dei trampoli che sorreggono un tronco massiccio, con le curve glutee ridotte o assenti per perdita della fisiologica lordosi lombare e spostamento in avanti del baricentro del bacino, tanto da configurare la classica forma a “pera rovesciata”. La loro cute è spessa, calda e rosea, con facili arrossamenti e congestioni al viso, il sottocutaneo è compatto e sodo, quasi fibroso nelle forme più marcate. Il tono muscolare è stabilmente elevato, senza tendenza agli spasmi e alle contratture, tipica nei soggetti con obesità “epatica” o ginoide. In questo caso si tratta di individui intraprendenti, dominanti, con tendenza all’ipertensione arteriosa e alle patologie cardiovascolari. Di solito esprimono un elevato tono adrenergico, con evidenza di ipercortisolemia nelle analisi ematochimiche, che si potrà complicare con squilibri glicemici e diabete, tanto da configurare il quadro classico della sindrome metabolica.
Per la citata tendenza anabolizzante è particolarmente difficile in questi soggetti troppo “strutturati” attivare un catabolismo in grado di ridurre peso e misure nella zona superiore del corpo. Inoltre, se è vero che l’incremento ponderale è sempre conseguenza di un rallentamento organico, e spesso anche psichico, questo caso fa eccezione, in quanto si tratta di individui attivi, con funzione tiroidea e neurologica normale, o ai limiti alti della norma. Pertanto, la stimolazione del catabolismo organico dovrà essere molto mirata, evitando quelle soluzioni nutrizionali che potrebbero incrementare ulteriormente la funzione surrenalica anabolizzante.
In questo tipo di obesità sarà controproducente l’impiego di sostanze adrenergiche, come caffeina o teobromina, che potenzierebbero gli effetti del cortisolo, già elevati in questi individui. Per la stessa ragione, sarà necessario ridurre o escludere alimenti ricchi di solanina biodisponibile, come melanzana o peperoni, o di clorofilla, presente nelle parti superficiali ed esterne (perciò più scure) di numerose verdure a foglia. Fra le varie modalità di stimolo generalizzato, si potrà sfruttare quello del ferro, a condizione di escludere le carni rosse, o il kiwi, troppo ricche, le prime di basi azotate, il secondo di vitamina C, preferendo tutte le verdure appartenenti alla famiglia delle “Cicorie”, per il loro potere di drenaggio tessutale e di facilitazione della funzione renale, sempre a rischio in questo tipo di pazienti. Non sarà utile, invece, lo stimolo metabolico della vitamina C, per la sua azione eccitante neurologica e “strutturante”, a livello dei biochimismi tessutali. Sarà comunque possibile un impiego moderato dell’acido citrico del limone, del pompelmo o dei mandarini, ad esclusione dell’arancia, ricca anche di sali e di zuccheri.
Inefficace e quasi sempre dannosa l’attività fisica, in quanto il lavoro muscolare intenso esalterebbe ulteriormente l’anabolismo di questi soggetti, prova ne sia l’impiego illegale di sostanze steroidee nelle palestre per velocizzare l’aumento e la compattezza delle strutture corporee. Per la stessa ragione saranno controindicate in assoluto le diete iperproteiche, in quanto, oltre a non sortire l’effetto desiderato, potrebbero essere responsabili di gravi complicazioni renali e cardiovascolari.
Tenendo conto delle precedenti controindicazioni, l’impostazione nutrizionale nei soggetti con iperfunzione surrenalica dovrà perseguire le seguenti finalità: a) contrastare l’anabolismo costituzionale con alimenti e associazioni “destrutturanti”; b) favorire costantemente la fluidificazione dei liquidi organici e del tessuto ematico; c) agevolare e proteggere la funzione emuntoriale del rene, a rischio per la frequente coesistenza di una pressione arteriosa diastolica ai limiti alti della norma; c) prestare attenzione all’indice glicemico complessivo dei pasti proposti, in quanto oscillazioni non fisiologiche della secrezione di insulina potrebbero indirettamente provocare ulteriore innalzamento degli ormoni surrenalici; d) bilanciare l’iperandrogenismo con un impiego razionale di fitoestrogeni, differenziando la frequenza degli stessi nel sesso maschile o in quello femminile, in età fertile, o in menopausa.
Un’impegnativa diagnostica differenziale riguarderà la distinzione di questo tipo di obesità da quella “pancreatica” caratterizzata da alterazioni dell’equilibrio glicemico. E’ frequente, infatti, la coesistenza di squilibri endocrino-metabolici che interessano simultaneamente il pancreas e il surrene, con alterazioni ematochimiche miste. In questi casi bisognerà tener conto delle attenzioni nutrizionali utili per questa tipologia di obesità, ma senza trascurare quelle descritte nel capitolo dell’obesità “pancreatica”.

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