Obesità “epatica” o ginoide

Una riduzione effettiva e stabile del peso corporeo è possibile esclusivamente attraverso lo stimolo dei metabolismi organici, in quanto ogni incremento ponderale è sempre conseguenza di un rallentamento dei biochimismi endogeni. Tale fenomeno, e quindi la relativa condotta bionutrizionale, sarà differente a seconda delle caratteristiche costituzionali e neuro-endocrine del paziente, evidenziate: a) dallo studio delle modifiche della forma fisica; b) dalla sintomatologia soggettiva, con attenzione alla valutazione generale delle funzioni organiche, alle caratteristiche psico-comportamentali, alle appetenze alimentari precedenti e attuali; c) dalle analisi ematochimiche, che dovranno confermare l’ipotesi costituzionale.
Contrariamente a quanto si possa pensare, non è possibile etichettare gli alimenti, distinguendo quelli “ingrassanti” da quelli “dimagranti” in assoluto. Piuttosto, esistono modalità di impiego, di cottura e di associazione degli stessi nella composizione dei pasti, che possono inibire o stimolare il metabolismo. In linea generale, al paziente obeso andrà raccomandato: a) di non adottare un’alimentazione monotona, in quanto la ripetitività degli cibi o dei pasti, fornendo all’organismo sempre gli stessi nutrienti, ne favorirà l’accumulo e potrebbe generare intolleranze; b) di evitare, nei limiti del possibile, alimenti troppo manipolati per esigenze industriali e commerciali, poiché è fondamentale nutrirsi di cibi “vivi” e non mortificati nella loro integrità, ma è altrettanto importante preoccuparsi di avere un’efficiente capacità di eliminazione delle tossine endogene ed esogene; c) di non saltare i pasti, in quanto ogni carenza nutrizionale rallenta le funzioni vitali; d) di non bere in assenza di sete, poiché, quanto più il metabolismo generale del corpo è rallentato, tanto più i liquidi organici ristagnano a livello dei tessuti e degli spazi interstiziali.
Al contrario, la comparsa della sete in soggetti che ne erano precedentemente privi costituirà un indicatore fedele della ripresa del metabolismo, essendo i liquidi indispensabili all’attività biochimica del fegato. Prova ne sia il fatto che il bambino sano, la cui velocità metabolica è intensa, ha una grande necessità di liquidi, a cui corrisponde una diuresi copiosa. Di fronte a tale nuova esigenza, il nutrizionista dovrà essere in grado di programmare pasti che prevedano una presenza costante di alimenti crudi ricchi di acqua di vegetazione e, solo in caso di sete, consigliare al paziente l’assunzione di altra acqua, possibilmente con aggiunta di spremuta di limone, in modo da sfruttare anche l’azione stimolante dell’acido citrico;
Nel caso dell’obesità “epatica” o ginoide, detta anche “a pera”, l’accumulo adiposo si localizzerà elettivamente ai glutei e nelle zone laterali delle cosce, mentre sarà meno evidente al di sopra del punto vita. Dal punto di vista endocrino prevarrà un relativo iperestrogenismo, ancora più marcato in presenza di ipofunzione epato-biliare, con ridotto catabolismo ormonale e conseguente accumulo nel tessuto adiposo dei catecolestrogeni non eliminati attraverso gli emuntori renale e intestinale.
Più frequente nel sesso femminile, questo tipo di incremento ponderale si potrà osservare anche in soggetti di sesso maschile, per ridotta sintesi di testosterone o per eccessiva assunzione di cibi ricchi di sostanze ad azione estrogenica, come prodotti a base di soia o carni di animali a cui siano stati somministrati steroidi anabolizzanti, in particolare il pollo e il vitello. Esclusi i citati alimenti, in entrambi i sessi bisognerà comunque evitare anche quelli ricchi di fito-estrogeni, in particolare salvia, borragine, mango e papaia. Nelle donne in età fertile tale esclusione riguarderà sia la prima che la seconda metà del ciclo mestruale, mentre nei maschi bisognerà simultaneamente stimolare l’attività surrenalica e testicolare, in modo da incrementare la sintesi del testosterone.
La dieta dovrà prioritariamente attivare il fegato, organo centrale di tutti i metabolismi, sia in modo diretto che indiretto. La principale stimolazione diretta sarà quella effettuata attraverso la modalità frittura degli alimenti, impiegando esclusivamente olio extravergine d’oliva, mentre quella indiretta si realizzerà con una sollecitazione tiroidea, attraverso alimenti ricchi di iodio, ma anche favorendo gli scambi di membrana tramite la capsaicina contenuta nel peperoncino piccante. Sarà utile incrementare l’ossigenazione tessutale e il trasporto biochimico delle sostanze attraverso l’impiego di alimenti ricchi di ferro biodisponibile e sollecitando il ciclo di Krebs con l’apporto dell’acido citrico del limone o del pompelmo.
Saranno controindicati tutti quegli alimenti in grado di affaticare o rallentare la funzione epatica, come i derivati del latte, in particolare i formaggi, le carni o i prodotti ittici ad elevato contenuto lipidico, alcune solanacee, come melanzane e peperoni, le verdure appartenenti alla famiglia delle “Lattughe” e quelle ricche di beta-carotene come la zucca, i cachi, etc.

nutrire la vita - cibo e salute