Dissenteria e diarrea

Solitamente, nell’accezione comune, si fa confusione fra “diarrea” e “dissenteria”. In realtà, si tratta di due termini in parte connessi, ma con sintomi e problematiche differenti. Viene definita diarrea l’evacuazione anormale e frequente di feci semiliquide dall’intestino, conseguenza di un passaggio troppo rapido del cibo. Le cause potranno dipendere da una disfunzione del tratto gastrointestinale o ad altre specifiche malattie che richiederanno una diagnosi specialistica. Nei casi più semplici, le scariche diarroiche saranno “liberatorie”, con espulsione di sostanze tossiche presenti in alimenti ingeriti, o come espressione di disintossicazione dopo impropria assunzione di farmaci. In queste circostanze il paziente riferirà un miglioramento generale dopo le scariche e la sintomatologia regredirà rapidamente senza richiedere terapie specifiche. Nella maggior parte dei casi, un accelerato transito intestinale di maggiore intensità e frequenza potrebbe essere indotto da: a) maldigestione per grossolani errori nutrizionali; b) intolleranze al lattosio, al glutine, ai lieviti o ad altre sostanze da identificare; c) irritazione della mucosa provocata da cibi indigeriti per deficit enzimatici enterici; d) ipertiroidismo, stress o crisi di panico con ipereccitabilità neurologica; e) infezione aspecifica dell’intestino causata da differenti ceppi di batteri, con la necessità di una terapia farmacologica coadiuvata da opportune prescrizioni bionutrizionali.
Per dissenteria, invece, si intende un quadro clinico più severo, con scariche che potranno essere anche muco-sanguinolenti, sintomatologia dolorosa di una certa entità, rischio di disidratazione (soprattutto nei bambini piccoli), dimagramento con malnutrizione, fino a quadri di vera e propria urgenza medica. Nel novero delle sindromi dissenteriche rientrano anche patologie infiammatorie del sistema digerente su base autoimmunitaria, come la rettocolite ulcerosa e il morbo di Crohn, che richiederanno terapie appropriate, ma si potranno comunque giovare di una specifica programmazione alimentare. In questo paragrafo ci si limiterà a fornire linee guida generali utili in tutti i casi di accelerato transito intestinale, segnalando prima di tutto gli errori nutrizionali più grossolani e fornendo poi le soluzioni più adatte per cercare di migliorare il quadro clinico, nei limiti del possibile.
In primo luogo bisognerà escludere in modo categorico molti alimenti che, con vari meccanismi d’azione, sono potenzialmente in grado di peggiorare lo stato della mucosa intestinale. Per esempio, la maggior parte dei vegetali saranno esclusi fino a remissione della sintomatologia, in particolare quelli crudi, le crucifere come broccoli, verza, cime di rapa, rape, rucola, cavolo cappuccio e cavolfiore, ma anche melanzana, peperoni, funghi, sedano e topinambur. Il carciofo, ricco di cellulosa, potrebbe attivare i processi fermentativi e aggravare le scariche, mentre gli asparagi potrebbero avere un’azione irritativa a carico della muscolatura liscia viscerale. Appena le condizioni cliniche lo permetteranno, si proporranno quelle verdure a ridotto contenuto di fibre, ma ricche di ferro e sali minerali, come la bietola, l’indivia belga, il radicchio, gli spinaci e la zucchina, o quelle lenitive come le “Lattughe”. In assenza di intolleranze al lattosio, si useranno cotture in besciamelle o con altri derivati del latte, oppure ripassate in padella.
Frutti controindicati saranno quelli tipicamente lassativi o a maggiore contenuto di fibre e pectina, in particolare mela cruda, albicocche, prugne, susine, fichi, kiwi, gelsi, uva e ciliegie. Altri, come i cachi e la pera saranno controindicati solo se molto maturi. Gli unici frutti consentiti saranno quelli ricchi di tannini, come le sorbe e le nespole, oltre alla banana non troppo matura e alla mela in pastella, al forno o caramellata, utili per il loro contenuto in potassio, elettrolita perso con le ripetute scariche intestinali. L’acido citrico del limone, normalmente lassativo e quindi teoricamente controindicato, sarà invece molto utile nelle dissenterie secondarie a tossinfezione alimentare. La sua potente azione antimicrobica, eliminando la causa etiologica del disturbo, contribuirà a migliorare il quadro clinico.
Per lo stimolo tiroideo e neurologico esercitato dal loro contenuto in iodio e fosforo, i prodotti ittici non saranno indicati, mentre verranno meglio tollerate le proteine della carne, dell’uovo e dei derivati del latte. Esclusa l’intolleranza al lattosio, si proporranno la ricotta, lo yogurt, il Parmigiano Reggiano, la scamorza alla piastra o la mozzarella in carrozza, soluzioni in grado di fornire molti nutrienti e sali minerali, fra i quali il calcio, e di agire come addensanti il materiale fecale. Infine, va segnalata l’azione potenzialmente lassativa dello zenzero e dello sciroppo di aloe vera, ma anche del caffè, della Coca cola e del tè con infusione breve che, favorendo il passaggio in soluzione acquosa della teina, più che dei tannini, avrà un effetto eccitante a carico della muscolatura liscia intestinale, con peggioramento della sintomatologia.

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