Demenza senile

Per demenza senile s’intende una diminuzione progressiva delle prestazioni cognitive tale da compromettere le usuali attività e la vita di relazione dell’individuo. Essa rappresenta un problema rilevante dal punto di vista epidemiologico, in quanto quasi l’11% degli ultra-sessantacinquenni e circa il 21% degli ultraottantenni manifestano un grado variabile di deterioramento mentale. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, tali percentuali sono destinate a salire nei prossimi decenni, rappresentando una delle principali sfide per i sistemi sociali e sanitari dell’Occidente con notevoli ripercussioni sia sul piano sociale che su quello economico.
Nella maggior parte dei casi la demenza senile è dovuta alla malattia di Alzheimer, patologia progressiva che prende il nome da Alois Alzheimer, il neurologo che nel 1906 la identificò per la prima volta. In circa il 10% dei casi, essa è causata da disturbi vascolari con lesioni cerebrali ischemiche multiple, provocate dall’interruzione del flusso di sangue. Altre volte la demenza è mista, dovuta alla contemporanea presenza di malattia di Alzheimer e di lesioni ischemiche. Vi sono poi altre forme di demenza più rare ma ugualmente importanti per le specifiche modalità di presentazione, per la risposta ai trattamenti e per la modalità di trasmissione ereditaria.
Nonostante i notevoli progressi della Medicina, non esistono al momento terapie di provata efficacia nella maggior delle demenze. Si cerca, tuttavia, di ritardarne la progressività e di migliorarne la sintomatologia, sottolineando l’importanza preventiva di un corretto stile di vita psico-comportamentale e alimentare. Tutte le linee guida nutrizionali in grado di contrastare il diabete, l’ipertensione e le malattie da dismetabolismo lipidico sono la condizione indispensabile per evitare o ritardare la comparsa della demenza vascolare. Più complessa è la genesi della malattia di Alzheimer, che si caratterizza per un accumulo nelle cellule nervose di scorie denominate “sostanza amiloide”, processo cronico-degenerativo di lunga durata, probabilmente causato da un eccesso di tossine endogene ed esogene (alimentari, farmacologiche e ambientali) e da una contemporanea ridotta capacità di disintossicazione organica.
I sintomi clinici delle demenze sono quanto mai vari. Ad una compromissione delle capacità cognitive, in particolare della memoria, del linguaggio e delle funzioni logiche, si associa un graduale isolamento del paziente rispetto al suo contesto familiare e sociale. In molti casi è compromessa anche la sfera affettiva e neuro-vegetativa, con stati di irritabilità e agitazione, alternati a fasi di apatia e di isolamento relazionale.
Se in funzione preventiva è importante uno stile di vita sano e una corretta alimentazione, in caso di patologia in atto, le linee guida nutrizionali dovranno:
1 – Stimolare le funzioni intellettive migliorando l’attività epatica, necessaria sia per catabolizzare le tossine circolanti, sia per intervenire sul metabolismo di ormoni e neuro-modulatori utili per il Sistema Nervoso. Lo stimolo epatico, realizzato attraverso modalità di cottura degli alimenti che prevedano l’impiego dei soffritti e dei fritti con olio extravergine d’oliva, è fondamentale anche per facilitare il transito intestinale e favorire l’eliminazione delle scorie organiche.
2 – Sostenere la tiroide con alimenti ricchi di iodio, come i prodotti ittici e numerosi frutti e verdure, allo scopo di velocizzare tutti i processi biochimici, senza eccedere nei pasti serali, soprattutto in soggetti a rischio di eccitabilità e insonnia.
3 – Fornire nutrienti indispensabili per le attività neurologiche, garantendo prima di tutto un giusto equilibrio di elettroliti come calcio, sodio, potassio e fosforo. Da segnalare l’importanza della tiamina o vitamina B1 per i processi della memoria, contenuta in semi oleosi come quelli di lino, nella frutta secca, soprattutto nocciole, nella salvia e in molti altri alimenti, in particolare nelle lenticchie e nei fagioli, che avranno anche il vantaggio di fornire ferro per velocizzare le reazioni biochimiche e di avere un effetto lassativo nei casi di stipsi, frequente in questi pazienti. Sarà utile il tacchino, il cui contenuto in tiamina è leggermente inferiore rispetto ad altre carni, ma che ha la più bassa percentuale di lipidi saturi.
4 – Incrementare la disintossicazione organica attraverso uno stimolo graduale del metabolismo, favorendo contemporaneamente la funzione renale attraverso alimenti specifici come le “Cicoriae”, la cipolla, la eventuale riduzione del glutine e delle scorie azotate, etc. Il grado di lucidità mentale migliorerà nella misura in cui il rene eliminerà i liquidi in eccesso, facilitato da una fluidificazione del sangue realizzata con alimenti che agiscono sulla microcircolazione, come frutti di bosco, fragole, melone, ananas, pesca a pasta bianca, etc.
5 – Proporre soluzioni nutrizionali in grado di mitigare le crisi di agitazione e d’irritabilità con alimenti neuro-sedativi, più utili nei pasti serali.

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