Oltre alle severe patologie infiammatorie dell’intestino, fra le quali vanno segnalate la rettocolite ulcerosa, il morbo di Crohn e la diverticolite acuta, esistono una serie di disturbi spesso etichettati in maniera generica, che rientrano nel campo delle coliti e del colon irritabile e richiedono opportuni accorgimenti nutrizionali, prima di ricorrere a terapie farmacologiche di solito non risolutive.
I sintomi possono essere molteplici, alcuni diretti, altri non intestinali, ma sempre associati. Tra i sintomi diretti ci potrà essere dolore o fastidio addominale, talvolta attenuato dalla defecazione o associato a variazione di frequenza dell’alvo e di consistenza delle feci. In molti casi potrà essere presente muco e alternanza di gonfiore o spasmi addominali. Tra i sintomi intestinali concomitanti si potranno verificare quelli tipici di una digestione non ottimale, come l’alitosi, la nausea anche con vomito, il senso di sazietà precoce, i borborigmi intestinali e persino dolori all’ano e al perineo, con presenza o meno di sindrome emorroidaria.
L’aumento della pressione addominale potrà comportare l’urgenza di urinare, spesso accompagnata da necessità di farlo durante la notte o da un senso di incompleto e difficoltoso svuotamento della vescica, mentre tra i disturbi generali andranno sicuramente annoverati la cefalea, la stanchezza cronica con sonnolenza, fino a forme di ansia o depressione per il malessere prolungato che preoccupa il paziente. Nella maggior parte dei casi la colonscopia evidenzierà uno stato infiammatorio di vario grado della mucosa del colon, anche se molti sintomi potranno essere provocati da fenomeni reattivi dell’intestino tenue. Il trattamento farmacologico della colite potrà prevedere la somministrazione di antibiotici e antinfiammatori generici, ma anche di cortisonici, fino ad arrivare agli immunosoppressori nelle forme più severe.
Prima di qualsiasi trattamento nutrizionale occorrerà una diagnosi gastroenterologica che possa escludere malattie organiche dell’apparato gastroenterico, compresi i tumori, la calcolosi biliare, la sindrome post-colecistectomia e altre malattie endocrine non gastro-intestinali. Un’attenta anamnesi permetterà di valutare l’insorgenza o il peggioramento della sintomatologia in seguito all’assunzione di alimenti contenenti lattosio, lievito e, in molti casi, glutine. Infatti, esistono forme d’intolleranza a questa proteina vegetale senza i tipici segni laboratoristici di celiachia, che rientrano nella definizione di Gluten sensitivity e possono provocare disturbi intestinali più o meno marcati. Bisognerà anche valutare lo stile di vita del paziente, le sue abitudini alimentari, la comparsa dei fastidi in seguito all’assunzione di determinati alimenti, e verificare se non ci sia un rapporto diretto tra stress e insorgenza dei sintomi, in quanto è ben nota l’influenza del tono nervoso sulla funzionalità gastro-intestinale.
Per un’efficace soluzione nutrizionale bisognerà:
1 – Migliorare la funzionalità gastrica, epato-biliare e pancreatica, in quanto una efficace digestione costituirà il presupposto indispensabile per la regolarità di tutte le altre tappe della digestione. A seconda dei casi, sarà utile raccomandare una masticazione prolungata degli alimenti, si sceglieranno associazioni alimentari che non comportino processi digestivi lenti e laboriosi e, nei limiti dello stile di vita e di lavoro del paziente, si cercherà di regolarizzare il ritmo dei pasti.
2 – Esclusi quegli alimenti che, nell’esperienza diretta del paziente, sono in grado di provocare un peggioramento della sintomatologia, sarà necessario prestare particolare attenzione ai vegetali meteorizzanti, a causa del loro contenuto di cellulosa, come i carciofi, i funghi o il topinambur. Spesso anche le lattughe crude e altre verdure a foglia potranno rallentare la digestione ed essere causa di processi fermentativi, come la maggior parte delle verdure consumate lesse, ad eccezione dei fagiolini e degli agretti. Superata la frequente resistenza del paziente nei riguardi dei fritti e dei soffritti in olio extravergine d’oliva, sarà facile dimostrargli che uno stesso alimento, se proposto fritto, ripassato o trifolato, sarà molto più tollerato rispetto a quando verrà consumato crudo o lesso.
3 – L’impiego di minestre, legumi e brodi vegetali o di carne dovrà essere escluso o ridotto in quanto soluzioni in grado di provocare fenomeni fermentativi e meteorizzanti che aggraverebbero la sintomatologia colica, soprattutto quando siano presenti diverticoli intestinali.
4 – Quasi senza eccezioni, il miglioramento o la remissione della sindrome colitica dipenderà anche dall’uso di alcune spezie, il cui impiego millenario ha protetto le popolazioni dalle patologie gastro-intestinali. Pertanto si raccomanderà l’uso della curcuma, il cui potere antinfiammatorio è ben documentato, dello zenzero, che migliorerà i processi digestivi, e del peperoncino, in grado di influire positivamente sulla flora batterica intestinale e su tutti i processi fermentativi e putrefattivi.